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pliscia " les viles " Traditional Geocache

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cosmar: dopo 2 scomparse di scatolette è meglio cambiare posto

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Hidden : 11/1/2007
Difficulty:
1.5 out of 5
Terrain:
1.5 out of 5

Size: Size:   small (small)

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Geocache Description:

Primo e facilissimo cache della serie " viles da la plí "

Le Viles - Di Vila in Vila

scoperta delle architetture rurali dei villaggi (viles) ladini orgogliosi custodi di un'antica tradizione.La valle si apre sotto di noi, in basso spunta il piccolo campanile di Pliscia, di fronte si intravedono Rina e Tintal sullo sfondo del Putia. L'anziano contadino accanto a me indica le sagome dei villaggi e dei monti e pronuncia lentamente ogni nome, aggiungendo per ognuno una rapida frase nella sua lingua. Ora mi guarda e ride, accorgendosi dalla mia espressione interrogativa che non capisco una parola di ladino. Lui, sua moglie e i bambini che spingono al pascolo le mucche non capiscono, invece, o fanno finta di non capire, l'italiano. Quando, tagliando per i prati, abbiamo saltato lo steccato, nessuno se l'è presa ma ci hanno guardati con curiosità, invitandoci con ampi gesti e sorrisi, e ora il bambino più piccolo tira il bordo dei miei jeans e guarda stupito la nonna in vestitone azzurro, grembiule a fiori, cappello di paglia e scarponcini: insomma, che cosa ci fa questa donna in calzoni? Sembra di essere nel paese di Heidi.Le case di Frontü, una delle più belle viles badiote, sono allineate poco sopra di noi e si godono il sole. Qualche traccia di civiltà - c'e una cinquecento scassata davanti a un maso - è comparsa anche qui ma questi villaggi conservano la tradizionale struttura degli antichi insediamenti delle popolazioni retoromane che colonizzarono queste zone tra il V e l'VIII secolo dopo Cristo.Calavano i barbari e le genti ladine, nate dalla fusione di etnie celtiche e conquistatori romani, fuggivano le scorrerie di Vandali, Eruli, Franchi, Baiuvari e Slavi rifugiandosi nelle alte valli periferiche: conoscevano i sentieri di caccia scoperti dai lontanissimi antenati e li percorrevano da tempo con le mandrie alla ricerca di pascoli alti. Si trattava però di stabilizzarsi tra queste montagne e così le piccole comunità disboscarono parte delle ripide pendici, costruirono case e fienili stretti tra loro, fontane, abbeveratoi e forni di uso comune, e dissodarono campi a quote limite per la coltivabilità. Fu senza dubbio questa impresa collettiva di generazioni e generazioni a rafforzare i legami all'interno della comunità e questo, insieme alla soddisfazione di essere sopravvissuti con la propria lingua e le proprie tradizioni all'ondata delle invasioni, generò quel tenace spirito di conservazione, quell'orgoglio autonomista che hanno difeso nel tempo i ladini da ogni pressione esterna. Ormai separati dagli altri fratelli dell'area alpina e delle valli Gardena, Fodom e Ampezzo, gli abitanti della Badia diedero filo da torcere anche ai signori feudali dell'abbazia di Sonnenburg e del principato vescovile di Bressanone, che dopo lotte sanguinose e tentativi di infiltrazione dovettero riconoscere i comaun e le "regole" e rispettare la loro identità culturale.L'isolamento geografico, sociale ed economico ha poi permesso loro di conservare la propria cultura anche nell'età moderna. L'istituzione del "maso chiuso", riconosciuta nel 1900 dalla Dieta Tirolese, ha determinato sì una riduzione della popolazione - in quanto costringeva i figli cadetti a emigrare - ma ha salvato le caratteristiche strutturali delle viles garantendo alle aziende le minime dimensioni economiche. Così le viles sono rimaste più o meno quelle di allora, simili le case (soprattutto all'esterno), simili i rustici, simili le zone di uso comune e simili i ritmi di lavoro nei campi, quasi elementi di un'archeologia sociale. Anche il territorio circostante, per quanto le colture agricole si siano ridotte, non ha subito stravolgimenti e le radure si alternano ai boschi oggi come allora, dando luogo a un tipico paesaggio artificiale dove uomo e ambiente hanno però trovato un equilibrio. Tutto merito di madre natura che ha reso queste zone difficilmente accessibili, della popolazione ladina che ha saputo conservare vitali le sue tradizioni e la sua lingua - e merito anche dell'Amministrazione Provinciale che ha promosso tempestivamente progetti di studio e interventi di tutela.Certo non si può dire che nulla sia cambiato: bisogna osservare con attenzione e parlare con la gente che nelle viles abita ancora per farsi un'idea, rispettosa della realtà.

Intinerario consigliato per passare una giornata
alla scoperta di questo meraviglioso paesino di montagna

Punto di partenza e arrivo: Pieve di Marebbe
Lunghezza: km 8
Dislivello: 450 m
Da effettuarsi: a piedi e Mountain Bike

Giunti da San Vigilio in auto o in pullman a Pieve di Marebbe (La Pli de Mareo, 1284 m) si supera la Gran Ciasa, un imponente edificio gotico antica residenza dei Mor, che ospita una locanda (molto bella la stube), si gira immediatamente a sinistra per la strada carrozzabile sterrata verso Pliscia e si raggiunge in breve Brach (1304 m) un tempo sede degli omonimi signori, famosi in val Badia. Oltrepassate case e fontana, la stradina scende verso il torrente Brach sul quale si può vedere un tipico mulino ad acqua. La strada risale e appena fuori dal bosco troviamo un bivio e prendiamo il sentiero alto, a destra, verso Ciaseles (1364 m) che si raggiunge in pochi minuti. La vila dà un'impressione di estrema compattezza; sul ripido pendio le case e i fienili si stringono intorno alla piazzetta dove si affacciano le piccole finestre e confluiscono strade e sottopassi. A sinistra della piazzetta parte un sentiero che sale lungo lo steccato che delimita i campi fino a incrociare una mulattiera e, a destra, la strada sterrata che sale nel bosco verso Frontü (l'alternativa è tagliare dal sentiero a sinistra attraverso il pascolo procedendo "a vista").
Frontü (1544 m) è una delle viles più interessanti: le case si aprono a ventaglio verso valle circondate da orti, fienili in legno, con accesso a rampa dal monte; all'ingresso del villaggio si può vedere un piccolo forno per il pane. Scendiamo ripercorrendo la carrozzabile e imbocchiamo, in corrispondenza di un tornante, un ampio sentiero a sinistra che si addentra nel bosco, supera il torrente in corrispondenza di un altro vecchio mulino e porta a Biëi Defora (di fuori, 1449 m) e poi Biëi Daéte (di dentro).
Il sentiero corre adesso all'aperto tra i campi ripidi dove si taglia il fieno con la falce e arriva a Fordora (1488 m). La piccola vila vanta un bellissimo esempio di blockbau. La strada che sale a Frena (1561 m) è ora asfaltata ma di traffico nemmeno l'ombra.
La vila alterna alcune case rimaneggiate ad altre meglio conservate, mosse da delicati balconi in legno. Dopo una sosta per ammirare il panorama (nelle viles non c'è possibilità di ristoro tranne la fontana o l'ospitalità degli abitanti) scendiamo a Pieve per la strada che attraversa La Costa e Cianorè.

Die " viles " in Enneberg

Ausgangs/Ankunfstspunkt: Enneberg
Länge: km 8
Höhenunterschied: 450 m
Erfolgt: zu Fuß oder mit dem Mountainbike

Mit dem Auto oder mit dem Bus fährt man von St. Vigil nach Enneberg (La Pli de Mareo, 1284 m). Bei der Gran Ciasa, einem imposanten gotischen Gebäude das einst die Residenz der Mor war und jetzt ein Gasthaus ist (schöne Stube) biegt man links ab und geht Richtung Plaiken nach Asch (1304 m) das einst der Sitz der Gadertaler Herren von Brach war. Vorbei an den Häusern und an einem Brunnen, führt die Straße zum Bach Brach an dem eine typische Wassermühle steht. Nach einer leichten Steigung, kurz nach der Waldgrenze treffen wir auf eine Weggabelung und hier nehmen wir den Weg der rechts nach Ciaseles (1364 m) führt. Diese vila vermittelt einen kompakten Eindruck; auf dem steilen Hang drängen sich Häuser und Stadel um den Dorfplatz. Rechts beim Dorfplatz geht ein Weg ab der entlang der des Zaunes führt der die Äcker abgrenzt und dann einen Saumpfad und, rechts, eine Schotterstraße kreuzt die in den Wald nach Frontü führt (man kann auch querfeldein durch den Wald abkürzen)
Frontü (1544 m) ist eines der interessantesten viles: die Häuser sind gegen das Tal fächerförmig angelegt. Sie sind von Gärten und Heuschobern zu denen eine Rampe vom Berg führt. Am Dorfeingang kann man einen kleinen Brotofen sehen. Wir gehen auf der Fahrstraße talabwärts und schlagen bei einer Kehre links einen breiten Weg ein der in den Wald zu einem Fluss führt wo eine weitere alte Wassermühle steht und nach Biëi Defora (1449 m) und Biëi Daéte weiterführt. Der Weg verläuft jetzt auf den steilen Feldern wo das Heu immer noch mit der Sichel geschnitten wird. In der nächsten Ortschaft, Fodora, findet sich ein einzigartiges Beispiel für einen Blockbau. Die Straße die nach Frena hinaufführt wurde zwar vor kurzem asphaltiert, aber von Verkehr keine Spur. In dem vila wechseln sich umgebaute und alte Häuser die mit zierlichen Holzbalkonen geschmückt sind, ab. Nach einer kurzen Rast um die Aussicht zu genießen (in den viles gibt es außer dem Brunnen keine Erfrischungsmöglichkeiten) gehen wir auf dem Weg der über La Costa und Cianorè führt hinunter nach Enneberg.

Additional Hints (No hints available.)