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La "giassara" di Cerro Multi-cache

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ElenaMartinoPapel: trasformata in cache

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Hidden : 1/9/2010
Difficulty:
1.5 out of 5
Terrain:
1.5 out of 5

Size: Size:   small (small)

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Geocache Description:

Questa multi-cache vi porterà a conoscere alcuni angoli suggestivi di un comune della Lessinia ricco di storia e tradizioni. Una foto della cache con GPS e geocacher sarebbe molto molto molto gradita! ;-)

Preziose informazioni sui luoghi che andrete a visitare:
Il cerro

Questa pianta ha dato l'attuale nome al Comune di Cerro Veronese. A fianco della parrocchiale si erge la grande pianta, un secolare cerro-sughera (Quercus crenata o pseudosuber) che conta non meno di tre secoli: grande dunque ma anche vetusta, con la sua circonferenza di ben quattro metri, alta oltre i 19 metri e con una chioma maestosa. E' una pianta rara, quercia sempreverde, forse dovuta ad ibridazione, che fiorisce in aprile-maggio.

Cappella del Redentore

Sul Monte della Croce, a pochi passi dal centro, sorge una caratteristica costruzione ottagonale visibile da buona parte della provincia di Verona che è un po' il simbolo di Cerro: è la cappella dedicata al Redentore, costruita nel 1900 (cioè all'inizio del secolo scorso, consacrata appunto da Leone XIII a Cristo Redentore) per volere del parroco e degli abitanti del luogo in sostituzione di una croce preesistente che ha dato il nome al monte. Nell'interno della cappella dietro all'altare (su cui spicca una tela di buona scuola) è stata ricavata una scaletta, con la quale è possibile raggiungere la balconata superiore la cappella stessa. Qui si può godere di uno dei balconi naturali più grandiosi della Lessinia: di qui l'occhio spazia a 360 gradi fino ad intravvedere, nelle giornate limpide, i grossi centri della pianura, i gruppi montuosi oltre il Garda e - in particolari condizioni di trasparenza, ad esempio dopo un temporale che abbia ripulito la pianura dalle sue foschie - tutta la catena dell'Appennino settentrionale.

La giassara

Già dai tempi degli Scaligeri, ai montanari veronesi era imposta la fornitura del ghiaccio, il quale veniva utilizzato dalle famiglie nobili per la conservazione di alimenti e la preparazione di medicinali. Fu però agli inizi dell'Ottocento che il commercio del ghiaccio conobbe un incremento staordinario, per poi decrementare e scomparire nel secondo dopoguerra. A sollecitare la produzione di ghiaccio fu l'aumentato benessere di larghi ceti della popolazione cittadina con la conseguente apertura di nuove osterie e macellerie. In risposta a queste necessità gli abitanti della Lessinia costruirono ovunque era possibile nuove ghiacciaie, a quote relativamente basse e vicine alle vie di comunicazione con il fondovalle. Si voleva così sfruttare quella nuova fonte di reddito che copriva parzialmente il crollo del mercato delle selci da acciarino. L'idea della ghiacciaia venne agli uomini della Lessinia dopo aver notato che la neve si conservava per molti mesi nei covoli, negli anfratti tra le rocce, nelle grotte e nelle doline. Pensarono quindi di costruire un tipo di edificio particolare che svolgesse questa funzione in modo più pratico ed efficiente: la ghiacciaia (giassara).

La giassara di Cerro era dotata di portico (cargaòr) per caricare i carri (un lusso!) Le ghiacciaie venivano costruite in luoghi scelti con molta attenzione: dovevano esserci il posto dove creare la pozza (laghetto), che fornisse il ghiaccio, e il luogo nelle vicinanze dove aprire una cava per le pietre da costruzione. La terra di riporto dallo scavo della buca (profonda 9-10m) in cui si costruiva la ghiacciaia, veniva utilizzata per realizzare il terrapieno a valle della pozza d'acqua. L'edificio veniva poi realizzato di forma cilindrica completamente in pietra, e coperto quasi sempre con lastre in pietra, ma anche con un cappello a canèl, con la paglia, o con un vòlto in pietra ricoperto poi di terra. Nella Lessinia, caratterizzata dal carsismo e quindi dalla pressoché totale assenza di acque di superficie, le pozze antistanti alle ghiacciaie dovevano raccogliere l'acqua piovana tramite un fitto sistema di canali, che poteva anche superare i due chilometri di lunghezza complessiva. Le stesse pozze venivano usate nel periodo estivo per l'abbeveraggio degli animali e per l'allevamento di carpe e tinche. Salvo che l'autunno fosse stato sufficientemente piovoso da riempire le pozze, tra il 15 dicembre e il 15 gennaio si provvedeva al taglio del ghiaccio (era il periodo in cui la temperatura subiva l'abbassamento più consistente). Il ghiaccio veniva tagliato in blocchi di larghezza regolare (80cm), grazie all'uso di affilatissime scuri speciali e di arnesi che ne permettevano il dimensionamento corretto.

I blocchi così ottenuti venivano posti all'interno della ghiacciaia su più strati fino a formare uno spessore di 30-50cm (il solaro).

I solari venivano sovrapposti e isolati l'uno dall'atro con uno stato di fogliame, per evitare che il ghiaccio stipato diventasse un blocco unico nel periodo di conservazione. Una volta riempita la ghiacciaia, si isolava perfettamente il tutto con uno spesso strato di pula, seguito da uno strato di foglie, rami e pietre. La ghiacciaia veniva poi chiusa quasi ermeticamente per essere riaperta all'arrivo della stagione calda. Con le sue 27 ghiacciaie Cerro aveva nel suo territorio la più alta densità di questi depositi nella Lessinia. I suoi giassaròi portavano, su di un carro apposito, oltre 15 quintali di ghiaccio per ghiacciaia ogni giorno alla città.

Il viaggio era lungo e per evitare il calore del sole avveniva di notte, con tutti i pericoli che ne derivavano. Il lavoro dei giassaròi iniziava a metà giugno per concludersi a fine agosto, normalmente con l'esaurimento delle scorte. Il funzionamento delle ghiacciaie continuò a stenti fin dopo la seconda guerra mondiale, quando l'affermarsi delle fabbriche di ghiaccio fece definitivamente abbandonare questi edifici. Il Museo Ergologico nella giassàra dei Carcereri di Cerro, conserva illustrazioni e descrizioni della produzione e vendita del ghiaccio e dell'impiego delle giassàre. È visitabile rivolgendosi alll'Ufficio Turistico (045/7080963).


Il punto d’inizio del nostro percorso si trova alle coordinate:

N 45° 34.464’
E 011° 02.480’

Per raggiungere la seconda tappa le coordinate sono:
N 45° 34.XY2’
E 011° 02.Z0K
Sul monumento ai Caduti appare la data di costruzione (giorno, mese, anno).
La X è la prima cifra della data
La Y è il numero di cifre della data
La Z è la seconda cifra della data
La K è la radice quadrata della somma delle cifre.

Per raggiungere la terza tappa le coordinate sono:
N 45° 34.XY0’
E 011° 02.4ZK
La X è la somma della prima e dell’ultima cifra dell’anno del restauro.
La Y è l’ultima cifra dell’anno di nascita di Don Antolini
La Z è la posizione nell’alfabeto dell’iniziale del nome di Don Antolini
La K corrisponde al numero di volte che la lettera “s” compare nel nome di Don Antolini

Per raggiungere la quarta tappa le coordinate sono:
N 45° 34.X3’
E 011° 02.4Y
La X è il prodotto delle ultime due cifre dell’anno indicato sul volto -1
La Y è il prodotto delle ultime due cifre dell’anno indicato sul volto sommato al numero di lettere che compongono il nome del borgo.

Per raggiungere la quinta tappa le coordinate sono:
N 45° 34.7XY
E 011° 02.ZZ7’
La X è la somma delle cifre dell’anno di restauro del Fontanin
La Y è il numero degli incavi per il sapone sulla pietra del lavatoio
La Z corrisponde alla posizione nell’alfabeto della prima lettera incisa sulla lapide che commemora il restauro

Per raggiungere la cache le coordinate sono:
N 45° 34.7XX
E 011° 02.XY3’
La X è la differenza tra l’ultima e la prima cifra dell’anno inciso sul volto
La Y è la seconda cifra del numero civico appeso al volto

A QUESTO PUNTO....E' FATTA!!!

ENGLISH

The start point of our walk lies at the coordinate:
N 45° 34.464’
E 011° 02.480’
To reach the second step, the coordinates are:
N 45° 34.XY2’
E 011° 02.Z0K’
On the monument dedicated to the died soldiers the date of building appears (day, month, year). X is the first digit of the date Y is the number of digits of the date Z is the second digit of the date K is the root square of the sum of the digits
To reach the third step the coordinates are:
N 45° 34.XY0’
E 011° 02.4ZK’
X is the sum of the first and the last digit of the restoration year
Y is the last digit of the birth year of Don Antolini
Z is the position in the alphabet of the first letter of the name of Don Antolini
K corresponds to how many times the letter S appear in the name of Don Antolini
To reach the forth step the coordinates are:
N 45° 34.X3’
E 011° 02.4Y’ >br>X: multiply the last 2 digits of the year that appears on the volt and subtract 1
Y: multiply the last 2 digits of the year that appears on the volt; sum the result to the number of letters that forms the name of the borough
To reach the fifth step the coordinates are:
N 45° 34.7XY’
E 011° 02.ZZ7’
X is the sum of the digits of the restoration year of the Fontanin
Y is the number of grooves for the soap on the lavatory-stone
Z corresponds to the position in the alphabet of the first letter incised on the stone which remember the restoration
To reach the cache the coordinates are:
N 45° 34.7XX’
E 011° 02.XY3’
X: subtract the last digit with the first digit of the year incised on the volt
Y is the second digit of the hanging number on the volt

Additional Hints (No hints available.)