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Ma facciamo un passo alla volta…Quando nacque, il 4 febbraio del 1875, Trento era ancora parte dell’Impero austro-ungarico, e si era anche già diffuso il movimento irredentista, che chiedeva che le regioni in cui si parlava la lingua italiana, come il Trentino, diventassero amministrativamente autonome dagli imperi di cui facevano parte e venissero annesse all’Italia. Dopo aver frequentato l'Imperial Regio Ginnasio a Trento, l'attuale Liceo Classico Giovanni Prati (in via SS. Trinità, 38), andò a Firenze e si iscrisse alla facoltà di Lettere, dove si laureò con una tesi in Geografia.
Pubblicò alcune guide di Trento e cominciò a fare politica con i socialisti impegnandosi in diverse battaglie per migliorare le condizioni di vita degli operai, per rendere autonomo il Trentino dall’Austria e per aprire un’università italiana a Trento. L’11 agosto del 1914, dopo l’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo da parte di Gavrilo Princip, che si batteva per l’unificazione degli slavi della Serbia con quelli che abitavano nel sud dell’Impero austro-ungarico, e dopo l’inizio della guerra, si trasferì in Italia a Milano.
Ebbe da subito posizioni interventiste e nel maggio del 1915, quando l’Italia entrò effettivamente in guerra, si arruolò come volontario: entrò nel corpo degli Alpini, venne trasferito al passo del Tonale e successivamente, una volta promosso ufficiale, venne inviato sul Monte Baldo e sul Pasubio. Nel 1916 partecipò alla cosiddetta battaglia degli Altipiani, combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno sugli altipiani vicentini e conosciuta in tedesco come “Strafexpedition”(“spedizione punitiva”). E lì venne fatto prigioniero e dopo essere stato riconosciuto fu incarcerato a Trento.
La mattina dell’11 luglio venne trasportato attraverso la città in catene sopra un carro, insultato e malmenato come traditore, vigliacco e disertore. La mattina dopo, il 12 luglio 1916, fu portato davanti al tribunale militare, che era stato istituito al Castello del Buonconsiglio: durante il processo non rinnegò mai quello che aveva fatto e anzi ribadì la propria fedeltà all’Italia. Respinse le accuse di tradimento e volle essere considerato un semplice soldato catturato in guerra.
Fu condannato a morte e la condanna fu eseguita al castello. Gli furono negate la fucilazione e anche la divisa militare. Fu impiccato. Secondo alcune versioni dell’epoca, la prima volta il cappio si spezzò e l’esecuzione della condanna venne ripetuta con una nuova corda. Per altri non fu un caso che il cappio si spezzasse, ma era stato deciso allo scopo di farlo soffrire di più, e secondo la versione più accreditata dalla storiografia, morì gridando: «Viva Trento italiana! Viva l’Italia!».
E’ considerato un eroe nazionale italiano ed a lui sono dedicati monumenti, scuole, piazze e vie in tutta Italia.
Busto in suo onore a Verona
A suo ricordo a Trento, in epoca fascista fu eretto un grande mausoleo sul Doss Trento, suo luogo di sepoltura, che sovrasta simbolicamente la città.
Veduta della città con il Doss Trento in primo piano
La montagna su cui venne catturato viene adesso chiamata Monte Corno Battisti. Porta il suo nome la quarta galleria della strada delle 52 gallerie del Monte Pasubio, scavate in occasione dei combattimenti della prima guerra mondiale.
Bene...possiamo cominciare il breve itinerario dalla nascita alla morte di questo personaggio.
Ti trovi proprio davanti alla casa natale...
...sita, ebbene si, proprio in piazza del Duomo.
Controlla bene dove hai i piedi e…
per concludere il viaggio cerca le coordinate:
N 46° JC.(A+B)D(D+E+F) E 11° I(H+B).(D+F)(B+E)J
(EN) Well... we begin the short journey from birth to death of this character.
You are right at his birthplace ...
you look at your feet...
and insert the number in:
N 46° JC.(A+B)D(D+E+F) E 11° I(H+B).(D+F)(B+E)J
