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 (small)
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Gli Horti Sallustiani sono la residenza di Sallustio ai tempi di Giulio Cesare ora sede dell'Unioncamere.
Si effettuano visite guidate. The cache is not located in the building where are the cameras but in the front where is the parking meter.
Storia [modifica] Lo scrittore latino fece edificare i suoi horti tra il Quirinale, il Viminale e il Campo Marzio, in un'area precedentemente appartenuta a Cesare; i suoi giardini erano i più grandi e ricchi del mondo romano. Nel 36 a.C., alla morte dello scrittore, la residenza passò in proprietà al nipote Quinto e poi ad Augusto. Da allora i giardini vennero ampliati ed abbelliti più volte, restando sempre nel demanio imperiale. Molti imperatori la scelsero come dimora temporanea, in alternativa alla sede ufficiale sul Colle palatino. Vespasiano vi soggiornava volentieri e Nerva vi morì; qui nel 69 si erano svolti i duri combattimenti che avevano visto trionfare l'esercito di Vespasiano nel 69 d.C. Poi gli imperatori Adriano e Aureliano vi fecero fare altri importanti lavori. Quest'ultimo in particolare fece costruire una porticus miliarensis, probabilmente un complesso di portico, giardino e maneggio, dove si recava a cavalcare. Altri restauri vennero effettuati nel III secolo. Quando nel 410 vi fu il sacco di Roma da parte dei Visigoti, comandati del re Alarico I, e che entrarono proprio dalla Porta Salaria), la villa subì gravissimi danni e non fu più ricostruita, come testimonia Procopio nel VI secolo. Descrizione [modifica] L'Obelisco Sallustiano, situato ora in piazza Trinità dei Monti. Uno dei nuclei principali si trovava in fondo alla valle che divideva il Quirinale dal Pincio, sostenuto da potenti muraglioni a arcate e contrafforti appoggiati alle mura serviane, dove oggi corre la via Sallustiana. L'edificio i cui resti sono nella zona dell'attuale piazza Sallustio doveva essere simile al Canopo di villa Adriana: al centro della piazza, 14 metri sotto il livello attuale, ne sono stati scavati i resti, poggianti sulla collina retrostante e collegati ad altri resti di edifici scarsamente conservati. La parte principale dell'edificio era una grande sala circolare (11,21 metri di diametro per 13,28 di altezza), coperta da cupola a spicchi alternati concavi e piani (una forma molto rara, riscontrata solo nel Serapeo di villa Adriana). Le pareti ospitano tre nicchie per lato, due delle quali erano aperte come passaggi per ambienti laterali. Le nicchie restanti pochi anni dopo la costruzione vennero chiuse e coperte da incrostazioni marmoree, che coprivano anche le pareti. Anche il pavimento era marmoreo, mentre la cupola e la parte alta delle pareti erano decorate da stucchi. Si accedeva alla sala rotonda da un vestibolo rettangolare, al quale corrispondeva un ambiente simmetrico sull'altro lato, attraverso il quale si accede a una sala rettangolare in asse, fiancheggiata da due sale minori di forma allungata. Sul lato nord della sala circolare si trovano altri ambienti e una scala che permetteva di recarsi ai piani superiori. A sud si trova un ambiente coperto di forma semicircolare e diviso in tre zone con tramezzi, due delle quali conservano ancora mosaici antichi in bianco e nero e resti di pitture parietali probabilmente stese in un secondo momento; il terzo ambientem verso sud, è occupato da una rampa di scale per i due piani superiori, mentre quella nord era inframezzata con un ambiente usato come latrina. La facciata di questo emiciclo è frutto in larga parte dei restauri del XIX secolo. I bolli laterizi di questo edificio confermano una datazione posteriore al 126, e si doveva probabilmente trattare di una cenatio estiva, come il modello simile di Villa Adriana a Tivoli. La datazione è particolarmente significativa perché ci permette di conoscere gli sviluppi dell'architettura privata imperiale dopo la Domus Augustana, cogliendo le profonde evoluzioni rispetto al modello della Domus Aurea nel corso di poco meno di cinquant'anni, con influenze dall'architettura a più piana civile conosciuta a Ostia e Roma stessa. Il trono Ludovisi, custodito nel Palazzo Altemps. Tra gli altri resti di edifici del complesso c'è un criptoportico decorato da pitture, oggi nel garage dell'Ambasciata Americana dal lato su via Friuli, e un muro a nicchie lungo via Lucullo. Nel collegio Germanico si trova poi una grandiosa cisterna adrianea, all'angolo fra via San Nicola da Tolentino e via Bissolati, composta da due piani: il primo, alto 1,80 metri, fa da sostruzione al secondo, che organizzato su quattro navate parallele intercomunicanti (complessivamente 38,55 x 3,30 metri). Faceva parte del complesso anche il tempio di Venere Erycina. Testimonianza dell'importanza e della ricchezza degli Horti Sallustiani sono le grandi opere d'arte rinvenute, nonostante le numerose trafugazioni avvenute nel corso dei secoli. Da qui proviene l'obelisco Sallustiano, oggi davanti a Trinità dei Monti, e il suo basamento di granito, oggi nei giardinetti dell'Aracoeli. Anche il trono Ludovisi e la grande testa femminile detta "Acrolito Ludovisi", entrambi al Museo Nazionale Romano, provengono da questi paraggi, forse da bottini di guerra conservati nel tempio di Venere Erycina.
Additional Hints
(Decrypt)
Vafvqr gur ynzccbfg
Qrageb ny ynzcvbar