[IT] Dovrai unire i frammenti che troverai nelle cache "Via dei Mulini #1" e "Via dei Mulini #2" e percorrere tutta la Via dei Mulini per trovare il Grande Tesoro!
[ENG] You will have to combine the fragments that you will find in the caches "Via dei Mulini #1" and "Via dei Mulini #2" and go all the way along the Via dei Mulini to find the Great Treasure!
Il Sile, il fiume di risorgiva più lungo d'Italia, è un fiume dal corso costantemente regolare e, proprio per questo, lungo le sue rive sono stati costruiti, per secoli, molti mulini che hanno ridotto a farina i raccolti delle circostanti campagne coprendo, oltre che il fabbisogno locale, anche le richieste della Serenissima.
Quinto di Treviso vanta un lungo stretto rapporto con il fiume Sile, il Cinquecento fu il momento di massima presenza di mulini nel territorio.
Nel territorio quintino sono ad oggi conservati due complessi molitori: il complesso dei mulini Rachello e Favaro in via Rosta, e scendendo il corso del fiume i mulini Grendene e Bordignon.
L’attività del mulino Grendene, che si trova in via Graziati, vicino alla Chiesa di S. Giorgio, ha conosciuto un andamento altalenante nel corso del tempo, con lunghi periodi di inattività ed abbandono alternati ad altri di operosità, fino al 1784 circa quando il complesso in disuso fu inghiottito dalla corrente. La struttura è stata ricostruita dopo il 1811 ed attualmente è adibita, dopo essere stata restaurata, a centro residenziale. Caratteristico il ponticello di legno che attraversa il fiume affianco all’ex mulino e che termina a ridosso dell’altro famoso mulino posto sulla sponda destra del Sile, il Bordignon, che conserva a tutt’oggi il nome del mugnaio (Gaudio Bordignon) che all’inizio del XVIII secolo lo conduceva, allora a tre ruote. Nonostante che a tutt’oggi si possano ammirare le due grandi ruote con pale metalliche, delle quali una è tuttora in movimento, la sua attività molitoria è cessata nel ’92 e già a metà del secolo scorso era stata affiancata l’energia elettrica alla potenza dell’acqua ed erano da tempo state sostituite, con meccanismi più moderni, le originarie macine in pietra.
Piacevole, dopo il restauro che lo aveva trasformato in ristorante, è il mulino Favaro che conserva, naturalmente inattiva, la suggestiva ruota. È in questa zona che il Sile si divide in due rami, dando origine ad un’isola ricoperta di vegetazione su cui è stata costriuta una passerella pedonale in legno non protetta, per ammirare l'ambiente tipico del fiume con canneti, cigni, falaghe, rane che gracidano e svassi.
Situato sulla sponda opposta rispetto al mulino Favaro, ma ad esso collegato mediante una passerella in legno, il Molino Rachello è l’unico ad avere ancora un’attività aperta nel territorio di Quinto. Le ruote sono scomparse dopo che nel ’36 sono state sostituite dalla turbina idraulica e nel ’99 da un generatore termoelettrico.
Tutto il percorso pedonale/ciclabile che segue il corso del sile è chiamato “Via dei Mulini”.