Questa cache è nascosta nelle vicinanze del Cippo n°1, il mitico Hànepos.
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Hànepos
Hànepos, la famosa incudine di Thor! L’incudine della sua fucina che stava lassù, ove faceva battere il martello che sprigionava tuoni e saette! L’incudine del diavolo!
Hànepos, che i vecchi avevano ridotto al potere supremo di Dio, non del demone, crucisignando l’incudine! Hànepos che si trovava nel bosco di Giogomalo: Hànepos, cioè incudine, alias Pizzo o Spitz di Giogomalo! Tutti, compreso Giacobbe, sapevano dove si trova Hànepos.
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Per tradizione si sa che San Prosdocimo aveva provocato la caduta di Thor negli inferi e che questi si era tramutato in demone, capace di assumere l’aspetto di un pericoloso animale: del lupo, dell’aquila. Con queste sembianze, di tanto in tanto visitava il mondo degli umani, e in particolare quello di Enego; appariva spesso accanto al luogo della sua fucina, lassù, agli estremi della Marcésina, non distante dai Castelloni di San Marco. Si disse che, scorta la croce posta da San Prosdocimo e visto l’abbandono del culto a lui dovuto dagli eneghesi, Thor montasse su tutte le furie e giurasse vendetta eterna. Per togliere la pace a quelli di Enego il demone ricorse a uno stratagemma degno del suo nome.
I vasti pascoli della Marcésina, da tempo venivano usati dalle greggi dei pastori di Enego e di Grigno, il villaggio che sta alle pendici della Valsugana, in prossimità di Borgo Valsugana e in provincia di Trento. Nell’antichità non vi furono particolari problemi tra le due comunità perché ciascuna, nel corso dei secoli, frequentava i pascoli più prossimi al proprio villaggio, rispettando la selva che le divideva. Quando i boscaioli presero a disboscare, essendo necessario sempre più legname, sia per i bisogni della popolazione che andava in crescendo,
che per i commerci, eliminarono la barriera arborea che fungeva da confine naturale tra i vari pascoli. Per distinguere l’area spettante a ciascuna di queste due comunità, secondo l’antica frequentazione di quei luoghi, furono posti dei termini: macigni sui quali si incideva una croce. Il simbolo conferiva loro quella sacralità che doveva renderli superiori allo scorrere degli uomini nel percorso dei secoli: Maledetto chi sposta i termini del suo prossimo! E tutto il popolo risponda: Amen.
Una sacralità, un simbolo che rendeva feroce la rabbia del demone Thor, tanto feroce e dannato da indurlo a realizzare una diabolica idea, a strumentalizzare quei perni di pacifica convivenza. Thor cominciò a spostare i confini. Quando da lontano gonfiavano nere le nubi e calava la notte, quando il vento soffiava violento sui villaggi, quando i tuoni e i fulmini ingoiavano i rumori della pioggia e del vento e le forme del visibile e le sensazioni dell’invisibile, quando i rametti del ginepro s’accendevano nelle malghe e nelle capanne invocando la protezione celeste, si sapeva che qualche cosa di terribile andava cangiando tranquilli destini. Thor, invitto e potente, ardiva di trarre al suo esercito infernale un popolo ch’era di Dio, un popolo che messo in tentazione cadeva nel tranello dell’odio. Spostando i confini, Thor aizzava il sospetto dell’uno sull’altro, alimentando pensieri di vendetta e incubi di genocidio. Furiose liti, menar di forche e di scuri, tirar di balestre e poi scoppi di archibugiate, ingigantivano vieppiù il baratro tra le popolazioni di Grigno e quelle di Enego. Per secoli fu così e dovettero intervenire le autorità, più e più volte. Senza esito.
Erano guerre inizialmente coinvolgenti i pastori, poi le loro famiglie, infine quelle dei contadini, perché costoro, pur non avendo a che fare coi pascoli della Marcésina, vedevano i giovani delle loro famiglie trainati nella lotta estranea come mossi da sacro furore, attratti dallo spirito di solidarietà e fors’anche da prospettive di giustizia e di gloria.
Ancor oggi, un luogo dal quale si passa se si prende il sentiero della Pertica, che da Marcésina conduce giù a Grigno, ricorda col suo nome le cruente battaglie avvenute: è detto “le beccarie”, cioè il macello.
[Tratto da "Hanepos - l'incudine di Thor" di Giancarlo Bortoli]
Il trail dei Cippi

Questa cache fa parte dei "Trail dei Cippi", un percorso che ripercorre una parte del più ampio "Sentiero dei cippi 1752".
Il percorso del trail parte dalla località Barricata, nella piana di Marcesina, a metà strada tra il rifugio Alber Marcesina e il rifugio Barricata. Il punto di arrivo è il Cippo n° 1, meglio conosciuto come "Anepoz".
L'escursione è abbastanza impegnativa, specialmente si viene seguito pedissequamente il percorso originale che segue la linea di confine. Detto questo, alcune raccomandazioni:
Perchè NON fare questo trail:
1) Il percorso segue la linea di confine, tracciata a tavolino col righello, senza tener conto delle naturali curve di livello del territorio...
2) Non c'è acqua o punti di ristoro - siete in mezzo al nulla
3) Il sentiero non sempre è ben segnalato e a volte è difficile seguirne la traccia; come se non bastasse negli ultimi anni ci si è messa Vaia a complicare le cose...
4) Pur non essendoci un eccessivo displivello da coprire (650m), il percorso è abbastanza lungo (circa 18 km andata e ritorno) con diversi sali e scendi
Perche fare questo trail:
1) Se andate nel periodo giusto potrete fare "a gratis" indigestione di lamponi selvatici, senza minimamente deviare dal percorso
2) Se avete fortuna e occhio potreste avvistare l'aquila, che nidifica in questa parte settentrionale dell'altopiano
3) Se ci arrivate, potrete vedere la mitica roccia dell'incudine, l'Hànepos!

I cippi di confine
Il presente "Sentiero dei cippi 1752" ripercorre alcuni tratti dell’antica linea confinaria tra gli Stati della Serenissima Repubblica di Venezia e dell'Impero d'Austria, a sua volta parte di un'opera ciclopica che segnava per intero i confini tra i due Stati; ancora oggi questa antica linea è confine tra Veneto e Trentino, risultato definitivo di secoli di contese.
Nell’anno 1750, per volere dell'Imperatrice Maria Teresa d’Austria e del Doge della Serenissima Repubblica di Venezia Pietro Grimani, fu indetto un congresso intemazionale a Rovereto per derimere la sanguinosa questione relativa alla linea confinaria tra i due Stati, compreso il territorio di Marcesina. Il 10 agosto 1751 i deputati congressisti di Vicenza e Grigno espressero le loro tesi e ragioni a sostegno e l'anno seguente furono messi in opera i cippi confinari oggi esistenti a conclusione di una controversia antica e dolorosa. Sulla sommità del Giogomalo il punto di confine fu segnato da un masso di circa due metri di lunghezza, a forma di incudine, chiamato per questo in cimbro “Anepoz ” (è l’estremo nord del percorso) sul quale furono collocate due formelle in pietra, purtroppo andate perdute, con raffigurate le effigi del “Leone di San Marco ” e lo “Scudo di Maria Teresa d’Austria sono rimasti solo due incavi rettangolari.
Nei pressi del cippo n° 5, verso la fine dell'Ottocento, venne eretto un piccolo edificio adibito a casermetta della Finanza per presidiare l'entrata dell'Altopiano e combattere il contrabbando ma alla fine della Prima Guerra mondiale il manufatto venne abbandonato ed ora rimangono poche resti della struttura verticale in pietra locale. Il percorso tocca i cippi più significativi e viene proposto con senso di Andata seguendo il Sentiero N. 869 (lunghezza circa Km 16) partendo da località Frizzon in Comune di Enego e arrivo al cippo n° 1, e Ritorno seguendo il Sentiero N. 869 b. (lunghezza circa Km 17) da cippo n° 1 a Frizzon, con alcuni tratti in comune. Al ritorno inoltre si transita nei pressi della zona paludosa delle torbiere, in località Mercesina, significativa dal punto di vista floristico.