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[ GR ] - " Le Sette Chiese " Traditional Cache

This cache has been archived.

kazuma: [english text follows]
Ciao collega geocacher,

Dopo oltre un mese dalla mia nota, non ho ricevuto alcuna risposta ne' visto alcuna modifica.
Se non lo hai ancora fatto, per favore raccogli ogni eventuale resto del cache al piu' presto possibile. Se hai intenzione di intervenire sul cache, una volta completata l'operazione per favore lasciatemi un messaggio con il numero waypoint GC relativo al cache. Saro' piu' che lieto di verificare nuovamente il cache per verificare la sua conformita' con le linee guida.

Grazie per l'attenzione e per ogni ulteriore informazione ti prego di non esitare a contattarmi o attraverso il message center oppure inserendo un log in questo cache.
Ti ricordo di non fare 'Reply' a quest'email perche' non la riceverei.


Hi fellow geocacher,

After more than one month from my last note I didn't receive any answer and no action has been done.
If you haven't done so already, please pick up any remaining cache bits as soon as possible. If you are going to fix the problems connected to this cache, once it is ready please drop me a note and let me know the GC waypoint number of the cache. I will be more than happy to take a look at your cache again to see if it is still is within the guidelines of the Geocaching.com website for cache placement and posting.

Thanks for your understanding and for any further information please do not hesitate to contact me or through the message center or by inserting a log in this cache.
I recall you not to 'Reply' to this email since I would never receive it.

Regards,
Kazuma, geocaching-italia.com
Groundspeak Volunteer Reviewer

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Hidden : 1/6/2012
Difficulty:
4.5 out of 5
Terrain:
1 out of 5

Size: Size:   micro (micro)

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Geocache Description:



La difficoltà 4,5 e solo perchè la zona è sempre piena di turisti



Cenni Storici


La tradizione indica San Petronio come ideatore della basilica, che avrebbe dovuto imitare il Santo Sepolcro di Gerusalemme, edificata sopra un preesistente tempio dedicato a Iside. Le origini degli edifici sono comunque molto antiche: la chiesa di San Giovanni Battista o del Santo Crocefisso risale all'VIII secolo, la chiesa del Santo Sepolcro forse al V secolo e ristrutturata nel XII secolo: qui in una cella sormontata da un altare con pulpito era situata la tomba di San Petronio, vescovo di Bologna dal 431 al 450 e protettore della città[1] . Anche la chiesa dei Santi Vitale ed Agricola risale al V secolo, ma fu rifatta nell'VIII secolo e successivamente nell'XI secolo; essa conserva i sarcofagi dei due martiri. I numerosi restauri eseguiti verso il 1880 e nei primi decenni del XX secolo hanno mutato il volto antico del complesso e ridotto a quattro le tradizionali "Sette Chiese".

Descrizione


Dalla piazza Santo Stefano si ha una visione d'insieme che comprende le facciate delle tre chiese del Crocifisso, del Sepolcro e dei Santi Vitale e Agricola. Il gruppo presenta, nonostante le tipologie differenti, i numerosi interventi, restauri e rifacimenti, una consolidata omogeneità stilistica che ne fanno il monumento romanico più interessante della città di Bologna. Negli spazi esterni alla basilica si trovano due sarcofagi medievali che hanno custodito le spoglie dei primi vescovi della Chiesa di Bologna.



La Basilica del Sepolcro


È la costruzione più antica del complesso. Al suo interno ci sono 12 colonne di marmo e laterizio, mentre al centro si trova un'edicola che custodiva le reliquie di S. Petronio, qui rinvenute nel 1141. La porticina del Sepolcro veniva aperta una settimana l'anno ed era possibile strisciarci dentro per venerare i resti del Santo; in quel periodo, le donne incinte di Bologna solevano camminare trentatré volte (una per ogni anno di vita del Salvatore) attorno al Sepolcro, entrando ad ogni giro nel sepolcro per pregare; al termine del trentatreesimo giro, le donne si recavano poi nella vicina chiesa del Martyrium per pregare dinanzi all'affresco della Madonna Incinta. Oggi il corpo di San Petronio non si trova più in questa chiesa, dopo che nell'anno 2000 il cardinale Giacomo Biffi l'ha fatto traslare nella basilica di San Petronio, che già custodiva il capo del patrono della città[3]. Nella chiesa si trova anche una fonte d'acqua che, nella simbologia del complesso stefaniano basato sulla passione di Cristo, viene identificata con le acque del Giordano, e che dal punto di vista archeologico rimanda alla sacra fonte del complesso isiaco preesistente. Probabilmente il tempio di Iside si trovava proprio in questa zona, come sembra dimostrato, oltre che dalla presenza della fonte (il culto della dèa egizia richiedeva la presenza di una fonte d'acqua sorgiva), dalla persistenza di sette colonne di marmo africano, certamente di epoca romana; esse sono state riutilizzate, come si nota chiaramente, visto che le sette colonne romane, ancora in piedi, sono state affiancate in età medievale da altrettante colonne in laterizio, mentre dove le colonne romane mancavano vennero costruite nuove colonne più robuste. Una colonna di marmo cipollino nero, di origine africana e di epoca romana (anch'essa certamente di riutilizzo da un edificio precedente), scostata rispetto alle altre, simboleggia la colonna ove Cristo venne flagellato e, come si legge in un cartiglio, garantisce 200 anni di indulgenza a ciascuno ogni volta che si visita questo luogo. La volta e le pareti della chiesa erano in origine affrescate con scene bibliche da Berlinghiero da Lucca (XII sec.), quasi del tutto eliminati durante discutibili ed invasivi restauri di fine Ottocento; ciò che resta di essi è visibile nel museo della basilica.



Chiesa dei protomartiri San Vitale e Sant'Agricola


Questa chiesa di impianto basilicale, senza transetto, con facciata a salienti, oggi è dedicata a Vitale e Agricola, rispettivamente servitore e padrone, primi due martiri bolognesi vittime della persecuzione ai tempi di Diocleziano (305 d.C.). In passato era dedicata a San Pietro, visto che era stato rinvenuto un sepolcro paleocristiano recante la scritta "Symon" e si era sparsa la voce che fosse la tomba di Simon Pietro, ovvero di San Pietro. Questa notizia, priva di qualsiasi fondamento storico, aveva attirato numerosi pellegrini, distraendoli da Roma, la meta classica di pellegrinaggio. Il pontefice, allora, reagì con veemenza: fece scoperchiare la chiesa, la fece riempire di terra e la lasciò in questo stato per una settantina d'anni. Successivamente, fu permesso di ripristinare la chiesa, a patto che venisse cambiata la dedicazione. All'interno della chiesa vi sono alcuni interessanti reperti: resti di pavimento musivo romano, visibili attraverso un vetro. Poi, nelle due absidiole laterali, due sarcofagi altomedievali attribuiti a Vitale ed Agricola, con figure di animali (leoni, cervi e pavoni) in rilievo schiacciato. Nella navata destra, sulla parete, una croce viene identificata come quella del supplizio di Sant'Agricola (in realtà risale ad un'epoca successiva). L'altare principale è addossato alla parete di fondo (secondo la liturgia preconciliare, quando il celebrante dava le spalle ai fedeli durante le celebrazioni).



Chiesa della Trinità o del Martyrium con il Presepio più antico


Chiamata anche chiesa della Santa Croce o del Calvario o della Trinità, ha un'origine incerta. Probabilmente in origine fu utilizzata come luogo dove deporre i corpi dei martiri Vitale e Agricola (da cui martyrium), poi successivamente, con l'avvento dei Longobardi, sarebbe divenuta Battistero. Dopo molteplici ristrutturazioni attualmente si presenta divisa in 5 navate. Dal tempo delle Crociate e fino al 1950, nella cappella centrale era custodita una reliquia della Santa Croce. Di grande interesse, nell'ultima cappelletta, entrando a destra, è sistemato permanentemente il grande gruppo ligneo dell'Adorazione dei Magi, con statue a grandezza d'uomo. Si tratta del più antico presepio conosciuto al mondo composto da statue a tutto tondo. [5] Uno studio approfondito dell'opera pubblicato nel 1981 da Massimo Ferretti, alla fine del primo grande restauro effettuato da Marisa e Otello Caprara, ha identificato che lo scultore delle statue è lo stesso Maestro del Crocefisso 1291 custodito nelle Collezioni d'Arte del Comune di Bologna. L'opera fu prima scolpita da tronchi di tiglio e di olmo, forse nell'ultimo decennio del XIII secolo da uno anonimo scultore bolognese. L'opera rimase senza coloritura fino al 1370, quando fu incaricato il pittore bolognese Simone dei Crocefissi che ne curò la ricca policromia e la doratura con il suo personalissimo stile gotico. Il restauro del 1981 fece riemergere la splendida policromia, che si era oscurata nel corso dei secoli, come è possibile vedere nelle foto precedenti a quel restauro. Ma con il successivo trascorrere degli anni l'umidità della Chiesa, in cui l'opera era esposta per tutto l'anno, aveva iniziato a rovinare di nuovo la policromia. Per tale ragione agli inizi del 2000 le statue sono state prelevate un paio alla volta e sono state nuovamente restaurate, fino al 2004, in cui tutta l'opera è stata esposta nella Pinacoteca di Bologna, dove è rimasta fino al Natale 2006, quando è stata riportata a Santo Stefano. Infine, il 21 gennaio 2007 è stata inaugurata l'opera al completo dentro a una grande teca a umidità e temperatura controllate elettronicamente, dotata di vetri antisfondamento, che ospita l'intero gruppo in forma definitiva e permanente. In questa chiesa ci sono anche brani d'affreschi trecenteschi, in particolare un lacerto che mostra Sant'Orsola con le sue compagne di martirio ed una Madonna incinta che, oltre ad essere di pregevole fattura, commuove per il gesto amorevole con cui si carezza la prorompente pancia; l'altra mano della Vergine regge un libro. L'ultima cappelletta a destra è stata dedicata, in tempi recenti, ai Bersaglieri, ma è priva di contenuti artistici



Il chiostro medievale


Di dimensioni maggiori rispetto al cortile di Pilato, è caratterizzato dal fatto di essere su due piani: quello inferiore (probabilmente anteriore al Mille) è impostato su ampie aperture ad arco preromaniche; quello superiore è un magnifico esempio di colonnato in stile romanico-gotico. Interessanti certi capitelli mostruosi, particolarmente due (uno rappresentante un uomo nudo schiacciato da un enorme macigno, un altro raffigurante un uomo con la testa girata di 180°, quindi verso la schiena), i quali avrebbero ispirato alcune forme di espiazione descritte nel Purgatorio al giovane Dante Alighieri[6]. Dal chiostro è ben visibile anche il campanile del complesso, originario del XIII secolo, ma sopraelevato nell'Ottocento. Sotto al portico del lato settentrionale del chiostro è situata l'entrata del museo di Santo Stefano.



Museo di Santo Stefano


Raccoglie una serie di preziosi oggetti cultuali, come un elaborato bastone pastorale in avorio, reliquiari e abiti talari, oltre ad alcune opere d'arte non più esposte nelle sette chiese; una di queste, di particolare interesse, è una formella in altorilievo di epoca longobarda che rappresenta Gesù tra i Santi Vitale ed Agricola. Una curiosità priva di valore artistico ma di un certo valore storico è dato dalla Benda che, secondo la leggenda, era indossata dalla Madonna in persona[7]. Tra i dipinti si segnalano: Santi di Simone dei Crocifissi, provenienti da uno o più polittici smembrati; San Petronio e storie della sua vita, attribuito a Michele di Matteo; il reliquiario della testa di San Petronio, opera di oreficeria di Jacopo Roseto del 1380; Madonna con il Bambino e San Giovannino dipinta da Innocenzo da Imola nel XVI secolo; l'affresco della Strage degli Innocenti di scuola lucchese del XIII secolo, parte del ciclo decorativo della cupola del Santo Sepolcro.

Planimetria della Basilica




1-3. Chiesa del Crocifisso
2. Cripta
4. Basilica del Sepolcro
5.Basilica dei SS. Vitale e Agricola
6. Cortile di Pilato
7. Chiesa della Trinità o del Martyrium con il Presepio più antico
8. Il Chiostro
9-10-11-12. Chiesa della Benda e Museo

Additional Hints (Decrypt)

[ Ita ] Znapn yn Craan [ Eng ] Arrq cra

Decryption Key

A|B|C|D|E|F|G|H|I|J|K|L|M
-------------------------
N|O|P|Q|R|S|T|U|V|W|X|Y|Z

(letter above equals below, and vice versa)