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Lettera d'amore Multi-Cache

Hidden : 9/30/2015
Difficulty:
3.5 out of 5
Terrain:
2 out of 5

Size: Size:   small (small)

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Geocache Description:


NOTA

Il cache si trova fuori dal cimitero. La ricerca degli indizi che si trovano all’interno del cimitero deve essere fatta in rispetto alla sacralità del luogo e mantenendo un comportamento consono.

NOTE

The cache is outside the cemetery, and the search for clues that are inside, must be made in respect to the sacredness of the place. There is need for appropriate behavior .


ENGLISH VERSION



REGOLAMENTO


Questo cache si ispira liberamente a un fatto autobiografico molto profondo, commovente, delicato e toccante, perciò merita rispetto e discrezione. Si tratta di una lettera dedicata a un amore ormai finito. Questo cache vi porterà in un viaggio verso l’amore, la depressione, la morte, il paradiso e l’inferno. Le coordinate iniziali vi portano nel punto dove c'è stato il primo bacio: un posto molto particolare con una bellissima vista.

Per trovare le coordinate del cache dovete risolvere le operazioni matematiche tra parentesi e seguire le indicazioni riportate:

N 42°28.((A x 75) x (B x 18) + ((C x 5) + 36))     <----- Fai la radice quadrata del risultato

E 014°11.((D x 24) + (E x 2)) – (F + 26))            <----- Scrivi il risultato al contrario

Per individuare i numeri mancanti (raffigurati da A, B, C, D, E, F) dovrete leggere la lettera. Leggendola scoprirete che ci sono alcune parti evidenziate in grassetto. Il vostro obiettivo è indicare il numero degli elementi evidenziati. Seguiranno degli esempi:

Primo esempio = Biancaneve va con i nani a lavorare =   dovete indicare il numero 7, che è appunto quello dei nani di Biancaneve

Secondo esempio = Sono andato a piazza Unione, un luogo pieno di alberi = dovete indicare il numero degli alberi di quella piazza, bisogna dunque andarci fisicamente per contarli.

A corrisponde al primo elemento evidenziato nella lettera, B al secondo, C al terzo e così via.

Alcuni elementi dovrete contarli all’interno del cimitero, è richiesto dunque un comportamento rispettoso.

Il cache si trova fuori dal cimitero. All’interno del cache troverete un logbook, una penna e delle lettere. Per favore rimettete tutto a posto come l’avete trovato, grazie.

Buona lettura.

LETTERA D'AMORE



Ciao ex amore mio,

ti ricordi di me? Ti ricordi di quel ragazzo che ti è stato accanto per ben due anni?

Sono stati due anni pieni di emozioni, ti sono stato vicino finché ho potuto. Ti ho amato davvero tanto, sei stata molto importante per me. Ma tutto è finito. Cosa è rimasto di noi due? Niente… niente di niente.

Hai sofferto tanto nella tua vita, troppo!

Sei nata a Teramo, una delle province d’Abruzzo. Tu eri la più piccolina e avevi un sacco di fratelli e sorelle. I tuoi genitori erano poveri e lavoravano tutto il giorno, non potevano badare a te perciò decisero di lasciarti da tua nonna. Tua nonna ti faceva da madre e da padre, giocavate insieme e si prendeva cura di te, che eri una bambina dolcissima e buona come il pane. Passavi tutto il tuo tempo con lei, le volevi un bene dell’anima. Ma lei era vecchia, e un giorno morì. Per te era cascato il mondo, tua nonna, quella che ti amava più di ogni altra cosa al mondo, era morta. Te eri piccolissima, avrai avuto sì e no 6 - 7 anni e per te è stato un dramma. Che senso ha la vita? Che senso ha se ci dà qualcosa di così di bello per poi togliercelo? Per te era la fine, hai visto il mondo cascarti addosso, sei caduta in una profonda depressione. Volevi farla finita, volevi suicidarti! Sei salita sul tetto di casa tua e volevi buttarti giù, volevi raggiungere tua nonna nel cielo, ma tuo fratello ti ha fermato appena in tempo. Da quel giorno le cose sono andate di male in peggio, nessuno poteva più badare a te, tua nonna era morta, e i tuoi genitori erano sempre più poveri e non potevano più mantenerti. Hanno quindi deciso di mandarti in collegio. Tu non ci volevi andare, avevi paura, non volevi essere un’orfana. Ma era l’unica soluzione possibile. Non deve essere stato facile, me l’hai raccontato tante volte.

Nel collegio dove eri finita c’erano delle suore tremende che ti picchiavano giornalmente, e tu eri obbligata ad ubbidire a ogni cosa. Tu non riuscivi a studiare, non riuscivi più a fare niente, ti sentivi completamente persa… volevi solo rivedere tua nonna l’unica persona al mondo che ti ha voluto veramente bene. Ogni weekend i tuoi genitori ti venivano a trovare, per te era come una liberazione vederli, volevi che ti portassero via da lì… ma non potevano. Ma tu speravi sempre, speravi sempre che prima o poi quest’incubo finisse. Gli anni passarono… tra le botte e le umiliazioni. Non riuscivi a legare con nessun altro bambino, non sapevi né leggere e né scrivere, e in più eri diventata anche mezza cieca. Eri ridotta veramente male. Non vivevi nel mondo reale, vivevi in un mondo tutto tuo. Era come se fossi diventata autistica. Verso gli 11 anni però hai conosciuto una signora: cercava una bambina da adottare. Tu le hai detto :-portami via di qui- e così ha fatto. Poco tempo dopo sei stata quindi adottata da una coppia di due signori un po’ avanzati con l’età, lei non poteva avere figli a causa della sterilità ed era veramente felice di avere una figlia tutta sua. Piano piano i tuoi genitori adottivi ti hanno educata e hanno cercato di farti rinascere da tutto quell’orrore che hai vissuto. Ma era dura, tu i genitori ce li avevi, perché dovevi scordarli? Per quale motivo? Purtroppo dovevi accontentarti di quelli che ti erano capitati. I tuoi genitori adottivi erano gelosi dei tuoi genitori reali e non volevano che li vedessi, e piano piano hanno cercato di allontanarteli il più possibile, impendendoti anche di sentirli al telefono. Loro erano adesso i tuoi genitori e dovevi accettarlo che ti piacesse o meno.

Per te è stato un altro trauma non volevi scordare tua madre e tuo padre, anche se ti hanno “abbandonata” nel collegio, l’hanno fatto solo per necessità.

Ma niente, dovevi scordare tutto, i tuoi genitori adottivi hanno deciso così, dovevi dimenticare completamente chi eri, ormai avevi un’altra vita. Ciò ti ha causato gravi problemi di memoria, non sapevi più cosa diamine facevi al mondo. Col tempo piano piano sei migliorata ma tutti questi traumi ti hanno fatta male, ti scordavi le cose, cercavi di scordare tutto e allo stesso tempo ricordare quello che dovevi fare, cercavi di adattarti a questa nuova vita. Tu volevi essere una ragazza normale, ma eri impacciata nei movimenti, imbranata, timida, ti sentivi fuori posto.

Tua madre e tuo padre adottivi erano troppo iperprotettivi, non ti facevano fare le tue esperienze, non ti facevano crescere. Facevi una vita di casa e scuola, uscivi veramente pochissimo.

Ma tu nel tuo piccolo volevi dimostrare di essere capace, volevi essere indipendente! Dopo tante insistenze sei riuscita a convincere i tuoi a regalarti il motorino. Per te è stata una meraviglia, finalmente eri libera, potevi andare dove volevi. Ma purtroppo è durata molto poco. Hai fatto un incidente tremendo sbattendo la testa e sei finita all’ospedale. Hai provato un dolore atroce: dopo quella botta il cervello ti faceva male, tutti gli incisivi si erano spezzati, le ossa le sentivi distrutte e il sangue sgorgava ovunque. Per fortuna non hai riportato danni irreparabili e col tempo sei guarita del tutto, ma di certo quell’incidente ti ha segnato parecchio.

Era la fine. I tuoi ti avevano dato fiducia, ti avevano dato un minimo di libertà in più ma… dopo l’incidente ti hanno rinchiuso in casa. Se già prima erano iperprotettivi adesso lo erano ancora di più. Tua madre adottiva si è arresa, ha provato a farti crescere, dopo tutto lo squallore che era successo, ha provato a darti una nuova vita, ma ha capito che più di tanto non riesci a fare. Ha quindi deciso di farti avere l’invalidità. Ti hanno visitato i medici e hanno stabilito in base a chissà che cosa che eri un’handicappata. Dopo tutto quello che avevi passato era normale avere problemi psicologici e traumi incancellabili, ma quello che mi chiedo: tu sei davvero disabile? Che cosa hai di disabile? Non l’ho mai capito. Se essere fragili vuol dire essere handicappati, allora io sono il più handicappato di tutti. Io penso che tua madre si sia arresa, a un certo punto dopo averci provato, ti ha accettato così com’eri pensando che non potevi migliorare più.

Da quel momento in poi ti hanno dato il sostegno a scuola, e hai ricevuto mensilmente la pensione d’invalidità. Una volta preso il diploma, passavi tutte le giornate rinchiusa in casa. Uscivi ben poco, e le poche volte che uscivi lo facevi solo con tua madre. Quando tua madre e tuo padre non potevano badare a te chiamavano una baby sitter che ti faceva uscire e ti aiutava.

Nonostante tutti questi fallimenti penso che in cuor tuo volevi dimostrare di non essere una rimbecillita, volevi dimostrare di avere un cervello, volevi darti da fare! Tant’è che leggendo il giornale ti sei trovata dei lavoretti: l’aiuto barista, l’aiuto parrucchiera ecc…

Piano piano cominciavi a fare le tue esperienze lavorative, guadagnavi qualcosina, iniziavi a uscire più volte da sola, le cose stavano andando bene. Purtroppo però un giorno hai incontrato un vecchio amico, risalente a quando non eri ancora stata adottata, che viveva nel quartiere dove stavi sempre con tua nonna. Il problema è che questa persona col tempo era diventata un delinquente, e vedendo che eri una ragazza fragile e timida ha deciso di approfittarsi di te, minacciando di uccidere te e i tuoi genitori adottivi se non gli davi i soldi. Tu eri impaurita, non sapevi che fare, il mondo ti è caduto addosso, non volevi che i tuoi genitori adottivi venivano ammazzati. Ti ha puntato un coltello alla gola, eri terrorizzata. Hai quindi ceduto e gli hai portato per molto tempo la tua pensione di invalidità. Non hai detto niente a nessuno, volevi salvare i tuoi genitori acquisiti. Così facendo in cuor tuo speravi che prima o poi smetteva di chiederti soldi, ma lui continuava e non finiva mai. Ti ha fregato un sacco di soldi quel bastardo, oltre 10000 euro… ma alla fine i tuoi si sono insospettiti, tu avevi scritto dei messaggi in cui dicevi di essere in pericolo. Loro li hanno scoperti e ti hanno fatto confessare tutto, dopodiché quell’essere immondo è stato denunciato ed è finito in galera. Questa bruttissima esperienza ti ha fatto cadere in una profonda depressione. I tuoi hanno stabilito che non potevi più uscire da sola, qualsiasi cosa facevi combinavi danni, prima l’incidente col motorino poi i soldi al delinquente… non eri affidabile, eri disabile. Ti hanno incolpata di tutti i soldi che hai dato, dovevi confidarti, dire subito quello che era successo, te ne hanno dette di tutti i colori ed è volato anche qualche schiaffo. Piangevi tutti i giorni, passavi le giornate in casa, non sapevi cosa fare. I tuoi hanno quindi deciso di iscriverti a un’associazione di disabili, dove passare le tue giornate. C’erano disabili di tutti i tipi con le più svariate patologie, e tu eri lì. Passavi le giornate a colorare, fare disegni, cantare canzoncine e robe così… questa era la tua vita. Ormai era diventata questa. Ci avevi provato, ma ormai ti eri arresa pure tu insieme a tua madre e tuo padre. Tu non volevi più cadere in depressione, avevi paura e non volevi rischiare, quindi preferivi vivere una vita da handicappata piuttosto che risoffrire di nuovo come hai sofferto. Sei stata in quell’associazione per oltre 10 anni. Hai passato tutta una vita là dentro.

Poi il destino ci ha fatto incontrare. Un disabile di questa associazione amico mio, ci ha invitato entrambi al suo compleanno a casa sua. Li ci siamo incontrati la prima volta. Eri timidissima, io ti piacevo, ma non avevi il coraggio di pronunciare nessuna parola. Ci siamo rincontrati in altre feste organizzate sempre da questo amico in comune, e lì abbiamo incominciato a parlare. Ricordo che mi parlavi spesso di cavalli: volevi fuggire via sul cavallo dalla vita triste che facevi. Mi hai raccontato tante cose di te. Sognavi la libertà. Volevi tanto essere libera dopo tutto quello che avevi passato, pensavi che una volta adottata finalmente lo potevi essere, ma in realtà eri sempre imprigionata, ci hai provato a ribellarti, a fare qualcosa… ma hai sempre fallito. La sfiga ti perseguitava. Ricordo che mi avevi invitato a venire dentro questa tua associazione, pensavo facessi la volontaria, mai avrei pensato che eri una disabile.

La prima volta che sono venuto in questa associazione ho detto alle prime persone che ho incontrato che mi aveva invitato una ragazza, ma nessuno conosceva il tuo nome, nessuno sapeva chi eri, come se valessi meno di zero. Poi ti ho incontrato, eri emozionatissima di vedermi. Avevi 33 anni, ma ne dimostravi molto meno. Avevi un viso splendido, si vedeva che per te ero come una luce, una luce sulla vita piatta e monotona che facevi… ero la tua speranza. Dopo era venuta tua madre a riprenderti per riportarti a casa e lì ha fatto la mia conoscenza. Io mi sono offerto di riaccompagnarti e tua madre ha acconsentito.

Finalmente dopo tantissimo tempo uscivi fuori di casa senza che ti accompagnassero i tuoi.

Da quel giorno ci siamo dati diversi appuntamenti, ti ho portato al cinema, a fare passeggiate… eri felicissima. E anche io lo ero. Eri una ragazza dolcissima e buonissima come non se ne vedono più in giro. Pensavo potessi essere la ragazza giusta per me. Io che sono sempre stato di animo sensibile.

Piano piano ti sei aperta sempre di più, sembrava che finalmente il destino ti aveva dato una seconda possibilità. Un giorno mi hai chiesto se ti accompagnavo al cimitero per andare a trovare la tomba di tua nonna. Era da tanto che non ci andavi, volevi salutarla, e fare delle preghiere. Io ho acconsentito molto volentieri. Quella giornata è stata bellissima.

Ti portai al cimitero, ricordo che ti eri scordata completamente dove stava la tomba di tua nonna, abbiamo cercato a lungo ma proprio non avevi idea di dov’era.

Il tempo si stava incupendo, e ci siamo appoggiati su una lunga ringhiera con tante barre verticali al centro del cimitero, per guardare il panorama della città.

C’era un vista bellissima. Eravamo solo noi due nel cimitero, io ero sulla destra e tu alla sinistra.

Stava incominciando a piovere… ricordo ancora oggi le parole che ci siamo detti.

- Sono emozionata. Tu lo sai cos’è un emozione? Io non sono mai stata emozionata, nessuno me l’hai mai insegnato -

- Non posso spiegarti cos’è un emozione, l’emozione la devi vivere e basta, perché è la cosa più bella che c’è-

Guardavamo tutti e due il panorama, la pioggia stava cadendo e ci stavamo bagnando. Tu ti sei voltata verso di me, e mi hai detto:

-Grazie di avermi portata qui-

e mi hai dato un bacino sulla guancia. A quel punto io mi sono voltato verso te e ti ho dato un lunghissimo e grandioso bacio sulla bocca sotto la pioggia. Ci siamo baciati tantissimo, bagnandoci, inzuppandoci… sono stati minuti interminabili e indimenticabili. Io ero il tuo primo ragazzo, e questo era il tuo primo bacio. In quel momento sembrava di non essere più in un mondo d’orrore, sembrava di essere veramente felici. Noi due… due anime circondate da cadaveri che il destino ha fatto incontrare. Noi due eravamo destinati a stare insieme. Sembrava di volare… con tutti i fantasmi attorno che ci osservavano. La pioggia continuava a cadere, alla fine ci siamo staccati, dovevamo ripararci. Dietro di noi c’erano dei loculi sopraelevati che erano anche riparati. Abbiamo deciso di andare in quelli dalla mia parte. Abbiamo salito gli scalini e siamo arrivati sopra. Ci siamo messi vicino a una vecchia sedia di legno e una volta riparati ci siamo continuati a baciare.

Baciare, baciare e baciare.

-Ti è piaciuto?- ti chiesi.

-Si tanto-

La pioggia continuava incessante, io avevo nella mia borsa dei tarocchi, decisi allora di ammazzare il tempo leggendoteli.

-Ehi amore, ti va se ti leggo i tarocchi?-

-Ok-

Fin da piccolo avevo questa passione, questa voglia di voler scoprire il futuro. Ci siamo messi in ginocchio per terra uno di fronte all’altro, e abbiamo messo in mezzo la sedia di legno. Ho incominciato a mischiare le carte. Era molto suggestiva come scena, sembrava di stare in un corridoio: ai lati avevamo i vari loculi dei defunti, sul pavimento vi erano alcune pedane rettangolari, qua e là si sentiva l’odore dei tanti fiori e in più vedevamo la pioggia cadere. Era molto romantico, inquietante e magico.

Mi sentivo emozionato.

-Cosa vuoi sapere?-

-Voglio sapere il mio futuro in generale-

-Ok dimmi stop-

-Stop-

Avevo i brividi, ho incominciato a posare le carte sulla vecchia sedia. E piano piano ho iniziato a leggere i tarocchi:

-Io vedo che hai una sofferenza interiore immensa, e che nel futuro ci saranno ancora tantissimi problemi, ma vedo anche che forse un giorno tu sarai libera, ma lo potrai essere solo se lo vorrai tu. Sarai tu a decidere il tuo destino. Sei tu che lo devi volere con tutta te stessa. Desideralo, non arrenderti al nulla, tu sei tu, la vita è la tua, brama la libertà e l’avrai. Sarai libera!-

Mentre dicevo queste parole, tremavo, balbettavo… e tu hai incominciato a baciarmi. Ci siamo baciati ancora e ancora. Era tutto bellissimo.

Eravamo tutte e due emozionatissimi, sembrava di respirare un’aria nuova: la speranza, la gioia, l’essenza. A quel punto ho notato in un lato all’ultima fila in alto sopra a tutti un loculo vecchio, conciato piuttosto male, senza foto, ma solo con la scritta. Probabilmente era un loculo ormai abbandonato da tempo. Mi ricordo che apparteneva a una signora morta nel 1959, un sacco di tempo fa.

-Amore visto che non abbiamo trovato la tomba di tua nonna, che ne dici se preghiamo questa signora? Sembra un loculo abbandonato, affidiamoci a lei in questa bella giornata piovosa, sicuramente le farà piacere essere considerata dopo tutto questo tempo, speriamo che ci protegga e che protegga il nostro amore-

-Ok amore preghiamo questa donna-

Questo loculo spoglio mi attirava tanto emanava un’energia positiva, chissà chi era quella donna, chissà che vita aveva fatto, chissà che sentimenti aveva. Ormai era tutto dimenticato, come ogni cosa in questo mondo, col tempo si dimentica…

Abbiamo pregato… non abbiamo pregato tua nonna ma una perfetta sconosciuta, ma è stato bellissimo lo stesso. Perché tanto alla fine quando siamo morti, siamo tutti uguali, non c’è differenza…

Dopo un po’ la pioggia ha smesso e ci siamo accorti di essere stati rinchiusi dentro il cimitero. Siamo stati costretti a scavalcare il cancello, eri spaventatissima, tu che avevi vissuto gli ultimi anni facendo solamente casa-associazione casa-associazione, adesso stavi vivendo un’avventura incredibile.

Alla fine con qualche indecisione, siamo riusciti a scavalcarlo e ti ho riaccompagnato a casa tua. E’ stata magia allo stato puro, mai mi dimenticherò di quel giorno per tutto il resto della mia vita: la pioggia, i tarocchi, il vecchio loculo… tutto così semplice ma semplicemente unico. La vera felicità.

Per starti vicino ho incominciato a frequentare casa tua sempre di più, a farmi conoscere dai tuoi. Ma i tuoi erano gelosi e iperprotettivi, spesso lanciavano provocazioni prive di significato. Ho frequentato anche io l’associazione tutti i giorni insieme a te. Ricordo benissimo che gli operatori dicevano :- Come mai un ragazzo così bello sta con lei? Mica è handicappato pure lui?-. Gli operatori di quest’associazione, i tuoi genitori propinavano una continuazione cattiverie gratuite e mi consideravano a tutti gli effetti un ritardato mentale perché stavo con te. Anzi sono rimasti sorpresi che io non ricevevo nessuna pensione di invalidità. Era veramente una cosa assurda, era un incubo e non so come tu sei riuscita a resistere così a lungo in questa vita piatta e insignificante, mi stavo rimbecillendo e deprimendo pure io a vivere così. Alla fine stavo quasi scoppiando e mi sono distaccato: ho smesso di frequentare questa associazione, e tua madre si è molto arrabbiata: –Stai facendo un grave errore!- mi ha detto. Purtroppo tu sei succube dei genitori e non riesci a dire di no. Sei piena di paure… e non ce la fai a sbloccarti. Insieme a me sei diventata sicuramente meno timida, con me ti sei aperta… ma non ti sei comportata bene nei miei confronti. Io ti sono stato vicino, ho resistito alle frecciatine, ho sopportato le chiacchiere squallide, perché ti amavo e forse ti amo ancora tutt’ora. Ma tu… tu sei sparita per circa 6 mesi senza dirmi nulla. Non ho più saputo niente di te dal 1 Luglio al 24 Gennaio, ti rendi conto di quanti giorni passati senza vederci? Ci siamo rincontrati per caso a casa di questo nostro amico in comune in un’altra festa che aveva organizzato, e lì mi avevi chiesto scusa, mi hai detto che eri fragile, che avevi sbagliato a scomparire d’improvviso senza dire una parola, che i tuoi genitori erano pesanti, che non sapevi cosa fare, di riprovarci. Io ti ho dato un’altra possibilità, ti avevo perdonato. Mi avevi promesso che d’ora in poi qualsiasi cosa succedeva me lo avresti detto e non ti comportavi più in quella maniera assurda. Ma dopo alcuni mesi hai rifatto la stessa medesima cosa… scomparsa. Così. Senza dirmi nemmeno “ciao”. Se volevi contattarmi avevi tutti i mezzi a disposizione. Se solo avessi voluto. All’inizio pensavo che erano i tuoi genitori che ti impedivano di vedermi e di contattarmi.

Ma in realtà ho capito che sei tu. Sei tu che non vuoi vedermi. Sei tu che hai paura di rischiare. Sei tu che hai il terrore di ricadere in depressione. Sei tu che ormai ti sei arresa alla vita che fai. Mi hai fatto tante promesse, sognavi la libertà. Ma tu hai paura di essere libera, hai paura di essere felice. Io non ti ho mai trattato da handicappata, mai, e non penso che lo sei. Ma penso invece che oramai pensi di esserlo, ormai ti sei abituata talmente tanto a questa condizione che non ne puoi più fare a meno. Nonostante la odi, nonostante tu vorresti una vita diversa, non ce la fai.

Con me hai vissuto cose che non avresti mai vissuto, e io sono fiero di avertele fate vivere, me l’hai detto tu stessa. Penso però che essere lasciato per l’ennesima volta senza manco una parola sia una mancanza di rispetto enorme. Ormai non usi nemmeno più il cellulare, lo tieni sempre chiuso perché hai paura che ti chiamo, è tutto talmente così ridicolo.

Non mi rimetterò più con te. Di possibilità te ne ho date a sufficienza, ora basta sono giunto al limite. Grazie di tutto, grazie dei bei momenti che mi hai fatto passare, me li terrò sempre nel mio cuore. Mi mancherai tantissimo, mi mancherà la tua dolcezza e la tua anima leggera. Mi auguro con tutto il cuore che un giorno riuscirai veramente a essere libera e ad avere la forza per riprendere la tua vita in mano.

Con le lacrime agli occhi, nei ricordi di questi due anni, concludo questa lunga lettera mandandoti un forte abbraccio. Hai cambiato anche me in questi anni, non sono più quello di prima. Forse sono solo un sognatore idiota, ma io ero davvero sicuro che tu fossi la ragazza giusta per me.

Ma è tutta un illusione, ci siamo baciati la prima volta in un cimitero, e il nostro amore è morto come se non fosse mai nato.

Addio tesoro, ti auguro tutto il bene di questo mondo.

Ricordati che ti vorrò sempre bene nonostante tutto.

 

Firmato: Un ragazzo qualsiasi dal cuore spezzato


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Additional Hints (Decrypt)

NVHGV RKGEN Crqnar: Nggragv aba p’è fbyb vy gvcb “tenaqr”. Tvbeav: Vy evfhygngb inevn qv 1 fr pbagngr b zrab vy cevzb tvbeab. Va dhrfgb pnfb v tvbeav iratbab pbafvqrengv ghggv. Pnpur: Thneqn va nygb. Vy pnpur fv gebin fbggb qrv oybppuv qv przragb.

Decryption Key

A|B|C|D|E|F|G|H|I|J|K|L|M
-------------------------
N|O|P|Q|R|S|T|U|V|W|X|Y|Z

(letter above equals below, and vice versa)