All’inizio fu scambiata per una macchina per montare la panna a causa della grande quantità di schiuma che produceva, poi, con grandi difficoltà, dovute soprattutto alle scarse disponibilità economiche delle famiglie di allora, cominciò lentamente a diffondersi sostituendo così un antichissimo mestiere, quasi esclusivamente femminile, quello delle lavandaie.
Fino agli anni '50 del secolo scorso esisteva ancora questa figura di donna, che girava di casa in casa, con un lungo grembiule di tela cerata, con le mani enormi, sformate dall’artrite, arrossate dai detersivi aggressivi.
Le lavandaie esercitavano il loro mestiere nei lavatoi pubblici di cui, nella nostra città, si conservano ancora alcune testimonianze soprattutto nei quartieri periferici; nello specifico la cache si nasconde proprio in uno di questi posti nella zona Est della città storicamente ricca di canali e navigli.
In questi luoghi di aggregazione sono nate e si sono diffuse ed affermate le prime rivendicazioni dei diritti femminili; questa è una delle ragioni per le quali gli antichi lavatoi dovrebbero essere conosciuti, tutelati ed apprezzati come siti storici, secondo le direttive emanate anche dall’Unione Europea.