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Greto del Piave Traditional Cache

Hidden : 3/20/2016
Difficulty:
2.5 out of 5
Terrain:
1.5 out of 5

Size: Size:   small (small)

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Geocache Description:


Il Piave presenta un regime idrologico fortemente influenzato dai prelievi (sia a fini agricoli che energetici) che vengono effettuati all'altezza degli sbarramenti di Soverzene, Busche, Fener e Nervesa. Il regime "naturale" presenta un massimo primaverile, dove all'apporto delle piogge si aggiunge quello derivante dallo scioglimento delle nevi, ed uno secondario autunnale. In corrispondenza della sezione di Nervesa della Battaglia, considerata sezione di chiusura del bacino montano, in occasione della piena del novembre 1966 si calcola vi fu una portata di circa 5000 m3/s.
Noto per la turbolenza del suo corso, il Piave fino a tutta l'età romana sfociava in corrispondenza dell'estremità settentrionale dell'odierna laguna di Venezia, unendo le proprie acque a quelle del Brenta e del Sile e raggiungendo il mare attraverso l'odierno canale di San Felice in corrispondenza del porto di Lido.
In seguito alla spaventosa alluvione di Paolo Diacono del 589 il fiume deviò verso nord il tratto finale del proprio corso, sfociando poco a sud di Jesolo, in corrispondenza dell'attuale foce del Sile, detta anche per l'appunto Piave Vecchia.
A partire dal 1642 la Repubblica di Venezia intraprese alcune opere idrauliche sul basso corso del fiume in modo da allontanarne le acque dalla Laguna Veneta, ovviando così agli annosi problemi di interramento e di salubrità ambientale. L'alveo originale (Piave Vecchia) venne utilizzato per accogliere le acque del Sile attraverso il cosiddetto Taglio del Sile, mentre il Piave fu fatto sfociare in un'area paludosa a sud-est di Grisolera (l'attuale Eraclea) detta Lago della Piave. Ma nel 1683, a seguito di una piena eccezionale, la cosiddetta Rotta della Landrona portò il Piave a sfociare poco più a est di Cortellazzo. Il 5 ottobre 1935una nuova alluvione avrebbe portato il fiume nell'attuale foce, mentre il vecchio estuario andò a formare la Laguna del Mort.
Tra i molti fiumi torrentizi del Veneto il Piave fu il più turbolento. Nel 589 avvenne una grande alluvione che colpì tutta l'Italia e fu considerata una forma di diluvio universale. Il Piave uscì dal letto e si portò verso levante, dividendosi in molti rami di cui il principale si sistemò nel letto del Piavon tra Cessalto e Chiarano. Nei dintorni di Cessalto, alla profondità di una ventina di metri, si trova ancora il suo letto. Esiste un documento storico redatto dal re longobardo Liutprando, datato «Plavem siccam 712». Nell'Ottocento, sempre in seguito ad alluvioni, si portò a sfociare verso Eraclea. Quando furono abbattute le mura dell'antica città, esso seguì il suo corso naturale e andò a sfociare nella laguna di Burano. Dal 900 al 1110 ci furono alluvioni spaventose. Il limo alzò i terreni invasi dalle acque di circa un metro. AII'allagamento seguirono i terremoti del 1117 e 1128. Le paludi erano molto estese, poca la terra coltivata a grano e viti. Molta gente, non fuggita in precedenza per la malaria, emigrò per la carestia e la zona si spopolò. Delle alluvioni del secolo XIII e XIV si hanno poche notizie. Nel sec. XV si ebbero solo cinque piene. Le terre ebbero il tempo di asciugare e la gente di rafforzare le difese. Nel sec. XVI si ebbero dieci piene elevatissime. Nel 1533 ci fu la più grande inondazione del secolo: essa produsse la fuoruscita del Piave dal suo alveo, distaccò Musile da San Donà e arrecò notevoli e gravi interramenti della laguna e diverse rotte, tra le quali a Fagarè, Ponte di Piave, Fossà, Fossalta, Noventa e Musile. Nel sec. XVII ci furono 10 piene e 43 rotte: a Salgareda e Noventa, ripetutamente a Fossalta e a Musile. Tra le rotte ci fu quella di Landrona nel 1683, attraverso la quale il Piave si diresse alla attuale foce di Cortellazzo, abbandonando l'alveo scavato appositamente per farlo deviare ed allontanare dalla laguna. Nel sec. XVIII si ebbero solo sei piene elevate, diverse rotte tra cui a Ponte di Piave e a Candelù. Nel sec. XIX la cronologia dei disastri trova il suo apice. Sì ebbero ben quindici piene elevatissime, di cui la massima conosciuta nei 1882: a Zenson raggiunse, al colmo, l'altezza di m. 10,80. A un mese di distanza si ripeté l'alluvione e a Campolongo si aprì una rotta di m. 135. L'inondazione interessò 25 comuni con circa 38.000 abitanti: la superficie inondata fu di 56.000 ettari, l'altezza media delle acque sul piano delle campagne fu di m. 3, la durata dell'allagamento tra i dieci e i trenta giorni. Furono distrutti tre ponti grandi e nove attraversanti, piccoli corsi d'acqua e molte strade: crollarono 130 fabbriche e furono rese inabitabili 670 case. Molti terreni restarono infruttuosi perché coperti da alti strati di ghiaia, altri restarono deteriorati. Duemila abitanti dovettero emigrare. Nel 1885 e 1886 Zenson fu di nuovo allagata. Tra il 1851 e il 1887 il Piave entrò in piena a Zenson ben trentotto volte. Le rotte maggiori furono a Sant'Andrea, Zenson, Salgareda, Fossalta, Musile. Nel XX secolo il Piave fu soggetto a piene negli anni 1903-1905-1907-1914-1916-1926-1928. Nel 1966, il 4 novembre, ci fu la grande alluvione con la rotta a Zenson.
Il forte sfruttamento idrico e il conseguente parziale abbandono del letto naturale del fiume fanno del Piave uno dei corsi d'acqua più artificializzati d'Europa. Così, a partire dalla seconda metà degli anni '90, ha cominciato a sorgere una questione ambientale legata al Piave, che ha portato alla richiesta, rivolta in particolare all'ENEL, di assicurare il minimo deflusso vitale del fiume. Il "caso Piave" è stato sollevato e promosso, tra l'altro, dall'amministrazione della provincia di Belluno, dal suo presidente Sergio Reolon e dal Centro Internazionale Civiltà dell'Acqua di Mogliano Veneto (in particolar modo dallo scrittore e giornalista Renzo Franzin, cofondatore del Centro). Nel 2007, inoltre, è a Belluno che, con il supporto delle azioni Marie Curie della Commissione Europea, si è tenuto un convegno di ricerca sul tema dell'artificializzazione del fiume Piave e dello sfruttamento sostenibile dell'acqua.
Garantire un flusso di acqua costante per tutto l'anno e realizzare impianti di risalita lungo gli sbarramenti, sarebbe importante per la sopravvivenza di specie di fauna ittica autoctona.
[ fonte wikipedia.org ]

Additional Hints (Decrypt)

Unatvat sebz n gerr

Decryption Key

A|B|C|D|E|F|G|H|I|J|K|L|M
-------------------------
N|O|P|Q|R|S|T|U|V|W|X|Y|Z

(letter above equals below, and vice versa)