Il nome della borgata di Forno di Lemie, come quello di altri abitati delle Valli, deriva dall'estrazione e dalla lavorazione del ferro e del rame, attività praticata fin dal Tardo Medioevo e fiorente fino al XIX secolo. In particolare, la borgata di Forno di Lemie fu fondata con ogni probabilità da due colonie, provenienti dalla Val Sesia e dal Bergamasco, nel secolo XIV. Per lungo tempo la nuova comunità mantenne la propria identità e rapporti con i luoghi di origine. Solo nel 1426 e per alcuni anni, il duca Amedeo VIII, in guerra con Milano, preoccupato di possibili tradimenti della gente di Forno, impose un giuramento di fedeltà ai Savoia e di non intrattenere corrispondenza con la madrepatria. Proprio la lontana origine della comunità di Forno potrebbe spiegare l'originalità del ponte: distrutto dalle alluvioni, il ponte fu ricostruito a spese della famiglia Goffi, allora concessionaria della licenza di sfruttamento delle miniere. All'opera collaborarono i valligiani lombardi, che applicarono nella nuova costruzione un modello strutturale e architettonico conosciuto precedentemente grazie ai rapporti intrattenuti con i territori del lombardo-veneto. Il ponte appare così un’elegante sintesi di forme, allora straniere, che richiamano i ponti veneziani, realizzato con un materiale, la pietra, tipicamente alpino.
Il ponte è visibile dalla strada, all’inizio della frazione, dove è possibile parcheggiare; per gli amanti delle passeggiate, subito dopo il ponte sono indicati diversi itinerari.