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( M.S.G. ) Caserme e Carcere Traditional Cache

This cache has been archived.

Anberta: La cache era presente e ben nascosta.
Purtroppo però la location è degradata e la posa nata in occasione di un event non ha più senso di esistere per cui archivio.
Buona caccia con le altre cache.

The cache was present and well hidden.
Unfortunately, however, the location is degraded and the pose created on the occasion of an event no longer makes sense to exist for which archive.
Happy hunting with the other caches.

La cache était présente et bien cachée.
Malheureusement, cependant, le lieu se dégrade et la pose créée à l'occasion d'un événement n'a plus de sens pour exister pour quelle archive.
Bonne chasse avec les autres caches.

Der Cache war vorhanden und gut versteckt.
Leider ist jedoch der Ort degradiert und die Pose, die anlässlich einer Veranstaltung erstellt wurde, macht keinen Sinn mehr, für welches Archiv zu existieren.
Gute Jagd mit den anderen Caches .

Anberta
MSG Team member

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Hidden : 10/10/2016
Difficulty:
1.5 out of 5
Terrain:
1.5 out of 5

Size: Size:   micro (micro)

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Geocache Description:


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Silvio Pellico


Nasce il 25 giugno[1] 1789 a Saluzzo, cittadina attualmente in provincia di Cuneo, secondogenito dell'agiato commerciante piemontese Onorato Pellico (1763-1838) e della savoiarda Margherita Tournier (1763-1837). Sia Silvio che i quattro fratelli ricevono un'educazione cattolica. Uno dei suoi fratelli, Francesco, diventerà gesuita. Dopo gli studi a Pinerolo e a Torino, Silvio si reca in Francia, a Lione, per fare pratica nel settore commerciale con lo zio. Al rientro in Italia, nel 1809, si stabilisce con la famiglia a Milano; qui trova lavoro come insegnante di francese presso il collegio militare. Giovane entusiasta della poesia neoclassica, frequenta Vincenzo Monti e Ugo Foscolo legando in particolare con quest'ultimo. Comincia allora a scrivere, specialmente per il teatro, tragedie in versi di impianto classico, come Laodamia (1813) ed Eufemio di Messina.
L'arresto di Silvio Pellico e Piero Maroncelli, accusati di appartenere alla Carboneria.


 

Nello stesso periodo è precettore del piccolo Odoardo Briche, il quale si suiciderà nel 1817 con un colpo di fucile[2]. Alla caduta del regime napoleonico (1814) perde la cattedra di francese. Il 18 agosto 1815 a Milano viene rappresentata la sua tragedia Francesca da Rimini[3]. La tragedia reinterpreta l'episodio dantesco alla luce delle influenze romantiche e risorgimentali del periodo lombardo. Dato che i compensi di casa Briche non bastano per il suo sostentamento, Pellico cerca occupazione in un'altra famiglia nobile.

Nel 1816 si trasferisce ad Arluno, nella casa del conte Porro Lambertenghi, dove assume l'incarico di istitutore dei figli Domenico (Mimino) e Giulio Porro Lambertenghi. Stringe relazioni con personaggi della cultura europea, come Madame de Staël e Friedrich von Schlegel, e italiana, come Federico Confalonieri[4], Gian Domenico Romagnosi e Giovanni Berchet. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale: in questo clima, nel 1818 viene fondata la rivista Il Conciliatore, di cui Pellico è redattore e direttore.
Sentenza di condono della pena di morte per Pellico e Maroncelli, 1822, Museo del Risorgimento di Milano.


 

Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti "Federati". Scoperti dalla polizia austriaca che era riuscita ad intercettare alcune lettere compromettenti di Maroncelli, il 13 ottobre 1820, Pellico, lo stesso Piero Maroncelli, Melchiorre Gioia e altri vennero arrestati. Da Milano Pellico fu condotto alla prigione dei Piombi di Venezia, e poi in quella dell'isola di Murano, dove rimase fino al 20 febbraio 1821. Romagnosi fu prosciolto dalle accuse. A Venezia venne letta pubblicamente il 21 febbraio 1821 la sentenza del celebre Processo Maroncelli-Pellico.

I due imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, poi, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. A fine marzo i condannati vennero condotti nella fortezza austriaca di Spielberg. Partiti la notte fra il 25 e il 26 marzo, attraverso Udine e Lubiana giunsero alla prigione, situata a Brünn, l'odierna Brno, in Moravia. La dura esperienza carceraria costituì il soggetto del libro di memorie Le mie prigioni, scritto dopo la scarcerazione che ebbe grande popolarità ed esercitò notevole influenza sul movimento risorgimentale. Metternich ammise che il libro danneggiò l'Austria più di una battaglia persa.[5] Pellico scrisse anche le Memorie dopo la scarcerazione, testo andato perduto.

Dopo il ritorno alla libertà (1830) Silvio Pellico pubblicò altre tragedie: Gismonda da Mendrisio, Leoniero, Erodiade, Tommaso Moro e Corradino. Pubblicò anche il libro morale I doveri degli uomini (1834) e Poesie di genere romantico. In procinto di emigrare per l'ostracismo degli intransigenti cattolici che vedevano in lui sempre un carbonaro, fu presentato ai marchesi di Barolo da Cesare Balbo. Venne assunto come segretario e bibliotecario di Giulia Colbert Faletti e rimase a Palazzo Barolo fino alla morte. Travagliato da problemi familiari e fisici, negli ultimi anni della sua vita interruppe la produzione letteraria. Silvio Pellico morì il 31 gennaio 1854. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino (Campo primitivo Ovest, edicola n. 266).


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Additional Hints (Decrypt)

Ub yn oneon...

Decryption Key

A|B|C|D|E|F|G|H|I|J|K|L|M
-------------------------
N|O|P|Q|R|S|T|U|V|W|X|Y|Z

(letter above equals below, and vice versa)