At the beginning of 1550, Francesco Bologna had the opportunity to score another big hit. In fact, acquiring the feud of Marineo, he launched the construction of a new town. At the beginning of the XVI century the farm of Marineo was bought, sold by Jeronimo Mastroantonio, Baron of Jaci, to his brother Salvatore. The Mastrantonio, in 1526, resell it to Francesco Imbarbara, who, in 1535 ceded it to Nicola Amari. Nicolò Amari was also warden of Cefalà. At his death, hos son Antoniuccio inherited the lease. At this point Francesco Bologna "vir ingenio et rebus gestis clarissimus" (famous man for ingenuity and for accomplished companies) presents an opportunity to join Marineo to the territory of Cefalà, purchased in 1525.
In fact, he claimed the right to purchase it (in reason of proximity) to the Magna Curia. Thus, the Bologna family obtained the feud of Marineo and undertakes to pay a paltry sum (15 onte, 36 corpses of wheat and nine barley) as ground rent to the Ospedale Grande of Palermo, who was the real owner. All this took place in February of 1550.
According to the reports he repeatedly mentioned in several plaques in the castle Francesco Bologna built the first homes in 1553. In fact at the beginning of 1552 we recorde the firsts contracts for the sale of houses by the Bologna to newcomers. All the deeds recorded from 1550 to 1560, purchases of property (horses, oxen, donkeys, styling tools) or real estate (houses, lots), mention Marineo as "Casalis Chifale in Marinei feud". This means that the current Marineo, in the earliest years of its existence, was called Cefalà in Marineo feud.
It is easy to imagine where this name came from. The “licentia populandi” that Bologna had in 1525 for building a new village concerned Cefalà. The granting of the right to build one or more houses as mentioned above in the context of the Royal Decree of 1550 in fact extended the licentia the new purchase of Marineo. One of the reasons of the construction of the new country had to be facilitated by the presence of the central street of the village, which from the castle cut it in two, and is now called “Corso dei mille”.
In the initial phase of these settlements we do not know how much has been left to private initiative. For sure we know that Francesco Bologna built the first hundred houses that later assigned under the payment of a census. The typical house of these new settlements was one room buinding, built with humble materials. In addition to the admission of men it was also used for the housing of animals, in a promiscuity that only a few decades ago has disappeared in Marineo.
It is therefore clear that the backbone was the Corso dei Mille, which link the Castle with the Mother Church, whose construction took place simultaneously. The new village was born as a walled city. But we must not think of a real fortress, but rather to a particular arrangement of the houses that serve as a defensive line. Fragmentary survival of this accommodation is to be found at the bottom of the Sancimino street, where it can be detected in addition to the particular deployment of the houses also an edge of what was to be the sixteenth-century fortification. The walls evidently found its pin in the castle. This was part of the defensive structure and, at the same time, was the counterpoint to the mother Church, expressing the duality of temporal and spiritual power.
In 1558 the castle was in an advanced state of construction since it was ordered the most valuable materials for the finishing of the interior.
Agli inizi del 1550 era ormai maturo il tempo affinché Francesco Bologna mettesse a segno un altro grande colpo. Infatti, acquisendo il feudo dì Marineo si lanciò nella costruzione di una nuova cittadina. All’inizio del sec. XVI fu acquistata la masseria di Marineo, venduta da Jeronimo Mastroantonio barone di Jaci al fratello Salvatore. I Mastrantonio nel 1526 la rivendono a Francesco Imbarbara, il quale, nel 1535 la cede per scambio a Nicola di Amari. Nicolò di Amari era anche castellano di Cefalà. Alla sua morte, iI figlio Antoniuccio eredito l’enfiteusi. A questo punto a Francesco Bologna “ vir ingenio et rebus gestis clarissimus" (uomo famosissimo per ingegno e per le imprese compiute) si presenta l'occasione di congiungere Marineo al territorio di Cefalà, acquistato nel 1525. Infatti, ne reclamò il diritto di acquisto (per vicinanza) alla Magna regia Curia. Contro cotanto attore ben poca cosa poteva fare Antoniuccio. La famiglia Bologna ottenne dunque il feudo di Marineo, impegnandosi a versare una somma irrisoria (15 onte, 36 salme di grano e nove di orzo) come canone enfiteutico all’ospedale Grande di Palermo, che ne era il vero proprietario. Tutto questo avveniva nel febbraio del 1550. Appena tre mesi dopo Francesco Bologna raggiunse il suo scopo aggregando il feudo di Marineo alla baronia di Cefalà. Secondo quanto ci riferisce la più volte citata lapide apposta nel castello Francesco Bologna costruì le prime cento case nel 1553. In realtà già all'inizio del 1552 si registrano i primi contratti di vendita di case da parte dei Bologna ai nuovi venuti. E in quei contratti si nasconde anche il primo nome dell’attuale Marineo.Tutti gli atti notarili registrati dal 1550 al 1560, che si trattasse di acquisto di beni mobili (cavalli, buoi, asini, atrezzi) o di immobili (case, lotti) riportavano la dicitura “Casalis Chifale in feudo Marinei”. E' facile immaginare da dove provenisse l'ambiguità toponomastica dei primi anni della vita della nuova Marineo. La licentia populandi che i Bologna avevano avuto nel 1525 per un nuovo villaggio da costruire nella baronia appena acquistata riguardava Cefalà. La concessione della facoltà di costruire una o più abitazioni come sopra ricordato nell’ambito del decreto regio del 1550 di fatto estendeva la licentia al nuovo acquisto. Una delle ragioni della costruzione del nuovo paese dovette essere facilitata dalla presenza della via centrale del paese, che dal castello lo tagliava in due, e che adesso è chamata “corso dei mille”. Nella fase iniziale di questi insediamenti non sappiamo quanto sia stato lasciato all’iniziativa privata. Di sicuro sappiamo che Francesco Bologna costruì le prime cento case che poi cedeva dietro pagamento di un censo. La casetta tipica di questi nuovi insediamenti è a vano unico, di umile costruzione, con pavimento in terra battuta. Oltre al ricovero degli uomini serviva anche per il ricovero degli animali, in una promiscuità che solo da pochi decenni è scomparsa nel nostro paese.
Appare dunque evidente che l'asse portante fosse il Corso dei Mille che metteva in collegamento la costruendo chiesa Madre con il Castello la cui costruzione avvenne contemporaneamente. Il nuovo villaggio nasce come città murata. Non si deve però pensare ad una vera e propria fortificazione, ma piuttosto ad una una particolare disposizione delle case che fungesse da schieramento difensivo. Sopravvivenza frammentaria di questa sistemazione è rintracciabile nella parte bassa della via Sancimino dove è possibile rilevare oltre al particolare schieramento delle case anche uno spigolo di quella che doveva essere la fortificazione cinquecentesca. La cinta muraria evidentemente trovava il suo perno nel castello. Questo era parte integrante della struttura difensiva e, al contempo, costituiva il contrappunto alla Chiesa madre, esprimendo così la duplicità del potere temporale e spirituale.
Nel 1558 il castello era in avanzato stato di costruzione, poiché venivano ordinati i materiali più pregiati per la rifinitura degli ambienti interni.