RIFUGIO ALPINO GIGI CASENTINI AL MERCATELLO
LA STORIA
Nel 1953 la Sezione di Lucca del C.A.I. prendeva in affitto una stanza, con ingresso separato, della Casa Demaniale Forestale di Ospedaletto (nel Comune di Bagni di Lucca ad una quota di 1250 m di altezza) e la adibiva a “Rifugio” intitolandolo a “Gigi Casentini” (uno dei fondatori della Sezione di Lucca).
Il Rifugio Casentini rimase a disposizione dei soci per circa 40 anni fino a che, agli inizi degli anni 90, fu abbandonato dalla Sezione in quanto ritenuto insufficiente e inadatto allo scopo.
Nel 1990 venne acquistato dall’ENEL un rudere sito in Località “Mercatello”, poco al di sotto dello spartiacque appenninico tra Toscana ed Emilia, ad una quota di 1460 m, nel Comune di Bagni Lucca, con l’intento di trasformarlo in Rifugio Alpino.
Venne quindi avviata la pratica alla Sede Centrale per ottenere le varie autorizzazioni.
Il 2 giugno 1993, la Commissione Centrale per la Tutela dell’Ambiente Montano espresse parere favorevole alla richiesta di deroga per lo spostamento e l’ampliamento del rifugio G. Casentini della Sezione di Lucca”.
Il 16 giugno 1993 la Commissione Centrale Rifugi e Opere Alpine comunicò di avere approvato, nella riunione del 29/5/1993, la “richiesta di deroga per l’iniziativa relativa allo spostamento del rifugio “Gigi. Casentini”.
Il 19 luglio 1993 la Sede Centrale comunicò di avere deliberato, nella riunione del 26 giugno 1993,
“di concedere (alla Sezione di Lucca) la richiesta deroga per l’acquisto e ristrutturazione di un rudere ex Enel in località Mercatello da adibire a rifugio con il nome di ‘Rifugio Casentini’, in sostituzione del precedente rifugio omonimo, da anni inagibile e dismesso, con obbligo di adeguamento alle vigenti normative igienico-sanitarie e applicazione delle misure di prevenzione e sicurezza.”.
I lavori, grazie ai contributi della Comunità Montana locale e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, eseguiti in economia principalmente da soci volontari, e perciò con grande lentezza, si sono conclusi alla fine del 2011.
La casa Forestale di Ospedaletto ha conservato, anche se impropriamente e ufficiosamente, il nome di “Rifugio Casentini”, pur essendo solo un Ristorante con servizi per l’annesso Campeggio
L'ORIGINE DEL NOME "AL MERCATELLO"
Il nome Mercatello deriva forse da “piccolo mercato”.
Era un’ampia radura tra i faggi, dove convergevano e si dipartivano verso valle molti sentieri che collegavano tra loro piccole piazzole, ricavate nei punti meno acclivi dei pendii, le “carbonaie”, ancora oggi ben riconoscibili.. Il bosco non doveva essere quindi un granché, perché soggetto a frequenti tagli da parte dei “carbonai”.
La radura fungeva da punto di incontro e di stoccaggio delle balle di carbone e forse da mercato. La buona stagione trascorreva con il duro lavoro dei carbonai e di chi manteneva i sentieri. All’arrivo della brutta stagione, il freddo, la neve ed il ghiaccio scacciavano tutti ed il Mercatello rimaneva deserto.
Tutto si ripeteva così ogni anno.
Poi arrivò la “Selt”: fu costruita la linea elettrica e la Casa del Guardafili.
L’edificio fu realizzato per ospitare gli attrezzi e gli operai che dovevano sorvegliare i fili della linea che forniva energia al versante emiliano. Il lavoro consisteva nel togliere le pesanti incrostazioni di ghiaccio che si formavano sui cavi durante le nevicate e le frequenti bufere invernali (Cavallaccia).
Così al Mercatello gli uomini potevano lavorare e soffrire anche in inverno…
Ma poi arrivò anche la guerra.
Durante la ritirata delle truppe tedesche verso il Nord, la nostra Provincia fu interessata dalla costruzione di una parte della “linea Gotica”, un insieme di fortificazioni che il comando Tedesco realizzò attraverso le Alpi Apuane, il Serchio, le Pizzorne, fino al Pistoiese ed oltre. Dietro ad essa, altre linee minori, fin sullo spartiacque appenninico.
Gli alleati superarono agevolmente le prime linee, ma si fermarono ai piedi dell’Appennino.
L’inverno 1944-1945 vide contrapposte le truppe alleate e quelle italo-tedesche anche nella zona tra la Casa Forestale Demaniale di Ospedaletto e la foce a Giovo e, proprio alla casa del Guardafili, al “Mercatello”, vi fu una battaglia con diversi morti. La casa del Guardafili, secondo le cronache militari, fu poi incendiata.
Tutto, da quel momento, parla di abbandono: il carbone gradatamente non fu più fatto; la linea elettrica era dimessa; i “locali” saccheggiarono le strutture per quel poco che poteva essere riutilizzato e trasportato e tutto fu dimenticato.
La Forestale fece un rimboschimento di pini (anni ‘60) che piano piano cancellarono la radura e stavano per nascondere definitivamente anche i ruderi della Casa del GuardaFili.
Poi è arrivato il Club Alpino Italiano.
Tutto è “rifiorito”, i boschi sono stati “coltivati” dalla Comunità Montana e la zona del Mercatello, e la vecchia struttura della “Selt”, poi Enel, oggi CAI, sono tornate ad ospitare gli uomini non più per farli “soffrire” ma per offrire loro una possibilità di vivere giornate di gioia a contatto con la montagna.
COME RAGGIUNGERLO
Il rifugio è raggiungibile con il sentiero n° 16 che parte dalla strada Provinciale della Val Fegana conosciuta anche come Strada del Duca.
Accesso
Estivo: Auto + Camminata
E' possibile parcheggiare l'auto sulla curva a gomito da dove stacca la parte alta del sentiero n. 16, circa 1,6 km dalll fine dell'asfalto.
Auto da Lucca: 60-70 minuti + 20 minuti a piedi: Il percorso è quello che porta a Tereglio, Bagni di Lucca, poi occorre procedere per Passo la Giovo.
Descrizione: procedere lungo la SS12 nord direzione Bagni di Lucca sino a Località Chifenti , alla discoteca JoJo svoltare a sinistra sulla SS445 direzione Aulla / Barga /Castelnuovo, dopo circa lm. Alla grande rotonda prendere direzione Tereglio e proseguire sulla SS56 e seguire le indicazioni per Passo al Giovo mantenendosi sempre sulla SP56 (strada Ducale). Al temine dell’asfalto procedere per 1,6 km su tratto sterrato percorribile con tutte le auto senza difficoltà.
Alla curva a gomito ((da non confondere con la curva dove stacca il tratto basso del sentiero 16 a circa 700 metri dalla fine dell'asfalto) parcheggiate l'auto e e proseguire a piedi (circa 20 minuti) sul sentiero n. 16, ben segnato e classificato E*, quindi senza particolari difficoltà. Dislivello 110 m. E' necessario comunque utilizzare le normali precauzioni per un'escursione su di un sentiero di montagna. Si consiglia di indossare scarpe da escursionismo o comunque scarpe comode da ginnastica.
Percorso Invernale con neve
Stesso itinerario ma con dislivello e tempo di percorrenza variabile a seconda delle condizioni di innevamento.
Mediamente con strada libera sino alla quota 1.200 (Curva del Simoni, dove solitament si lascia la macchina) resta da superare il dislivello di 260 con legero innevamento sul sentiero (sino a 30 cm) il rifugio è raggiungibile in circa 1,5h (itinerario da percorrere con attrezzatura invernale).
In caso di nevicate recenti o forte innevamento il percorso può diventare impegnativo (oltre 3 ore). In invernale è da considerarsi una escursione di media difficoltà. Si consigliano Ciaspole o sci e ramponi.
LA CACHE
Anche in presenza del rifugista non vi preoccupate, è consapevole del tesoro nascosto, magari andate a trovarlo gli farà piacere.
La cache si trova nei pressi del braciere in pietra vicino al rifugio
Consiglio: Salvatevi la cache in remoto perchè difficile la connessione alla rete e GPS ballerino

