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Fosco e Giapeto Traditional Cache

Hidden : 8/20/2017
Difficulty:
1.5 out of 5
Terrain:
3 out of 5

Size: Size:   small (small)

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Geocache Description:


Giapeto è un castagno con una circonferenza di 7,5 metri per un’altezza di circa 20 metri. Ha circa 400 anni. I castagneti da frutto si diffusero in queste zone a partire dal tredicesimo secolo e andarono a costituire una delle più importanti coltivazioni della Garfagnana. La pianta di fronte a voi fu soprannominata Giapeto da Fosco Maraini, poiché durante la sua longeva età questa pianta ha visto genti, sfamato bambini, adulti e anziani, ha fatto ombra alle loro greggi e ha vissuto molti eventi storici come la II Guerra Mondiale.

In questo piccolo abitato sperduto all’ombra della Pania, di nome PasquiglioraFosco Maraini (Firenze 1912, Firenze 2004) etnologo, alpinista, orientalista, fotografo e scrittore, decise di passare gli ultimi anni della sua vita. Oggi in quella casa vicina al grande albero secolare abitata ancora abitualmente la moglie Mieko. In gioventù Maraini frequentò queste montagne salendo nel 1928, a soli 16 anni, la cresta nord del Pizzo delle Saette e poi, nel 1931, la nord del Pizzo d'Uccello e varie cime della Cresta Garnerone. Tra l’altro per lui, abituato a salire le colline attorno a Firenze, le Apuane furono le prime vere montagne. Passando dal Tibet al Giappone, fino al Karakorum i suoi legami con le terre apuane continuarono nel tempo fino a quando acquistò questo rudere a Pasquigliora (Molazzana) che fece sistemare e in cui, dal 1978, passò molto tempo, infatti lo considerava il "suo ultimo rifugio". Le sue spoglie riposano nel piccolo cimitero dell’ Alpe di Sant'Antonio (Peritano di Sopra), sempre a Molazzana, dominato dalla Pania Secca.

Cercavo un bel posto selvaggio. Un giorno dalla Pania intravidi lontano un tetto rosso. Fu difficile rintracciarlo. Il tetto rosso copriva ormai il guscio di una casa abbandonata. Dal luglio 1978, appena posso scappare da Firenze, mi rifugio in questo paradiso.

Pasquigliora e dintorni, oggi, luoghi abbandonati. Una volta, trent’anni fa, mi dicono, più di cento persone abitavano nelle case della zona, sparse qua e là per i pendii, seminascoste dai castagneti e dai faggi, disposte sui colli, abbarbicate su pei greppi rocciosi (come Trescala, con la sua vista che toglie il respiro, sui dirupi della Pania), o nascoste in luoghi orridi e ombrosi (come il Bovaio). C’era anche una bottega – nella casa oggi ridotta un rudere – vicina a Colle Panestra: ci vendevano fiammiferi, sigarette, sale, petrolio, chiodi, arnesi, qualche capo di vestiario, scarpe, le cose essenziali a chi viveva quassù fuori dal mondo. Da quello che mi raccontano i vecchi, le famiglie dovevano essere per gran parte sufficienti a loro stesse gran parte del cibo veniva prodotto sul posto. La castagna aveva un posto importantissimo nella dieta: gli alberi, molti di cui giganti secolari, erano tenuti con la massima cura, il sottobosco non arrivava mai a riprodursi, tra un colosso nerboruto e l’ altro, si stendeva un prato d’erbe rade e foglie misto a foglie secche, sul quale era facile in autunno raccogliere le castagne cadute dove nascevano rigogliosi i funghi. Ancora adesso sopravvivono qua e là delle casette basse munite d’una minuscola finestra, sono i metati nei quali si seccavano le castagne distese su delle cannicciate sopra un fuoco lentissimo e senza fiamme delle radiche dei castagni.......Ancora oggi, in certe condizioni speciali di luce solare, si notano i terrazzamenti che dominano qua e là in montagna, nonostante i contrattacchi del fuoco. Certe scalinate di terrazze riempiono di meraviglia ed ammirazione, quando si consideri la ripidità del terreno, il numero dei gradoni, i luoghi disperati in cui si era andata a trasformare, a creare questa disperata campagna.

(testo in parte tratto da www.escursioniapuane.com)


Come arrivare

 

Dal 2014 il Comune di Molazzana ha sistemato un vecchio sentiero intorno al Monte Rovaio, chiamandalo Sentiero della Libertà (percorso consigliato), raggiungibile facilmente dalla Foce del Piglionico o dall’Alpe di Sant’Antonio seguendo il sentiero CAI 133 fino a Pasquigliora.


La cache

 

La cache si trova in una fessura tra i muri della casa abbandonata vicino al grande albero secolare, nascosta tra alcune pietre. Le coordinate probabilmente non saranno precisissime (aiutatevi con le immagini spoiler). Attenzione a dove mettete le mani, portatevi una penna…e gustatevi tutto quello che vi circonda: la natura, la storia, i paesaggi, il silenzio e prendetevi il vostro tempo. Una volta loggati, rimettete la cache come l’avete trovata. Buona caccia!

Additional Hints (No hints available.)