Cache nascosta nel Parco dei Castagni dove dai tempi di Matilde di Canossa, grazie ad un metato e un mulino perfettamente funzionanti si raccolgono ed essiccano le castagne, si macina la farina per la preparazione dei ciacci.

Questa cache fa parte dell'itinerario, Geotrail Cimone: un progetto turistico sostenibile di geocaching ideato dai ragazzi delle scuole elementari e medie dell'IC Sestola in collaborazione con geocachingitalia.it e Orienteering Club Appennino.
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Il metato o essiccatoio, è un piccolo edificio realizzato prevalentemente in pietra, destinato all’essiccazione delle castagne.
L’ambiente era suddiviso in due spazi: l’ingresso, in cui viveva chi vi lavorava, e l’essiccatoio vero e proprio. Quest’ultimo si sviluppava su due piani divisi da un graticcio orizzontale posto all'altezza di circa 2 metri da terra... una finestra era utilizzata per caricare sul graticcio le castagne man mano che venivano raccolte nel castagneto.
L'edificio era un luogo di lavoro laborioso e preciso, si necessitavano infatti 30-40 giorni per l’essiccazione, grazie al fumo generato da un debole fuoco di legna o carbone di castagno (senza fiamma) e facendo rigirare periodicamente le castagne per seccarle in modo omogeneo.
Ma era anche un luogo di ritrovo, in quanto rappresentava il “salotto” dove, a sera, ci si ritrovava per le cosiddette “veglie”, raccontando storie al tepore delle braci.
Per recuperare le castagne essiccate, prima venivano tolte la brace e la cenere, poi si rimuovevano le assicelle del graticcio, cosicché il prodotto potesse essere raccolto sul pavimento.
Ad essiccazione avvenuta, le castagne venivano separate dalla buccia attraverso appositi attrezzi e portate al mulino per produrre la farina, oppure lasciate intere e destinate alla commercializzazione.