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Luigi Malabrocca: il campione dei perdenti Multi-Cache

Hidden : 12/22/2019
Difficulty:
1.5 out of 5
Terrain:
1 out of 5

Size: Size:   micro (micro)

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Geocache Description:


A vincere una guerra tutti son buoni, non tutti son capaci di perderla.
(Curzio Malaparte)

Perdere è una questione di metodo.
(Luis Sepulveda)

È nella sconfitta che si manifesta la gloria dell’uomo.
(Leonard Cohen)

Luigi Malabrocca nasce a Tortona nel 1926, ma dopo pochi anni si trasferisce con tutta la famiglia a Garlasco, in provincia di Pavia. È un ragazzo dal fisico asciutto e dal volto affilato, con tanti ricci neri in cima alla testa; per tutti è “el Luisin”, perché non è molto alto, ma i suoi compagni di squadra e i suoi avversari gli daranno anche un altro soprannome, “il Cinese”, per colpa di quegli occhi un po’ troppo sottili e allungati.
Nel secondo dopoguerra la bicicletta è il mezzo di trasporto principale del popolo e anche Luigi la usa per spostarsi da un paese all’altro, lungo i sentieri che costeggiano le risaie allagate d’acqua. Solo che lui è diverso: spinge forte sui pedali, tiene le braccia tese sul manubrio e il sedere alzato dal sellino; sembra poter pedalare per ore senza sentire la stanchezza. Inoltre, è amico fin da ragazzino del grande Fausto Coppi, che vedendolo vincere un centinaio di gare dilettantistiche lo convince a iscriversi al Giro d’Italia.


Luigi Malabrocca con la divisa della Stucchi

Qualcuno, in seguito, dirà che se il Giro d’Italia si fosse corso a 35 all’ora, Malabrocca avrebbe vinto anche con 15 giorni di vantaggio, ma purtroppo la realtà, per el Luisin, è ben diversa: fin da subito capisce che non riesce a tenere il ritmo del gruppo di testa e finisce ultimo nelle prime tappe. Siamo nel 1946 e la società organizzatrice del giro assegna, oltre alla ben più nota maglia rosa e alle maglie secondarie, anche una maglia nera per l’ultimo classificato; a questa si aggiungono anche un premio in denaro, corrispondente grosso modo a quello del quinto classificato, e diversi premi in natura, senza contare tutti i vantaggi che la notorietà può portare. Arrivare ultimo, però, non è così facile come sembra: bisogna finire comunque entro il tempo massimo stabilito per cui bisogna essere un buon ciclista, dato che spesso ci si trova a dover percorrere gli ultimi chilometri allo stesso ritmo dei primi classificati; inoltre, bisogna cercare di non dare troppo nell’occhio, pena la squalifica per comportamento antisportivo. Luigi decide che se non può arrivare primo può almeno arrivare ultimo e fa di tutto per raggiungere il suo scopo: inizia a passare con le ruote sopra buche, sassi o qualsiasi altra cosa appuntita; se non c’è nessuno intorno, fora lui stesso le sue gomme, che poi si mette a cambiare a bordo strada con incredibile lentezza, anche perché non ha mai con sé i pezzi di ricambio, che quindi deve farsi portare dalla squadra. Ma siamo nel dopoguerra, le strade sono quelle che sono e le biciclette sono quelle che sono: le forature capitano a tutti, non bastano per perdere tempo. El Luisin si inventa una nuova tecnica: stacca tutto il gruppo, facendo credere di voler arrivare tra i primi, e quando si trova solo lungo la strada, si nasconde. Si nasconde ovunque possa: in un fienile, nel bosco, in una fattoria; se c’è un’osteria o una cascina nelle vicinanze, si ferma lì a pranzare e a fare quattro chiacchiere con gli avventori e, quando si rimette in strada, il gruppo che era dietro di lui lo ha già abbondantemente superato. Famosissimo l'episodio in cui si nascose in una vasca di raccolta dell'acqua e fu sorpreso dal proprietario: alla domanda "Cosa fa qui dentro?", el Luisin rispose semplicemente: "Sto correndo il Giro d'Italia!".
Con questa strategia Malabrocca si aggiudica la maglia nera nel 1946 e nel 1947 e guadagna un bel po’ di notorietà, anche grazie al suo cognome così particolare (ce ne sono solo 3 in Italia) e così evocativo, che sembra  fatto apposta per qualcuno che cerca sempre di arrivare ultimo. Nel 1948 la maglia nera va al toscano Aldo Bini, che finisce la gara con un braccio rotto, e si ritrova a dover spingere la bicicletta a piedi per quasi tutto il percorso; nessuno, nemmeno Malabrocca, se la sente di competere con lui per l’ultimo posto. Nel 1949 el Luisin torna in gara con l’idea di vincere, cioè di perdere, ma non sa che sta per incontrare il suo principale antagonsita. Ogni eroe, per essere tale, deve avere un suo rivale, una nemesi, un nemico che incarni tutto l’opposto di ciò che lui rappresenta: Batman ha il Joker, Sherlock Holmes ha il Professor Moriarty, David Dunn ha Elijah Price; per Luigi Malabrocca, il rivale sarebbe stato Sante Carollo.


Malabrocca in arrivo al traguardo

Sante Carollo è un signor nessuno, un muratore della provincia di Vicenza che viene chiamato all’ultimo dalla Willier Triestina per sostituire Fiorenzo Magni, campione in carica, che deve dare forfait per infortunio. Carollo è talmente sconosciuto che all’iscrizione gli sbagliano pure il nome, dato che all’anagrafe si chiamerebbe Carolo, e soprattutto ha dalla sua delle qualità fondamentali che subito lo rendono il principale avversario di Malabrocca: è un ciclista scarso, fuori forma e senza strategia.
La gara comincia e Carollo si guadagna subito la maglia nera arrivando ultimo nella prima tappa; paradossalmente è quello l’inizio della sua notorietà: Malabrocca lo riconosce subito come l’unico in grado di impensierirlo e così, mentre in testa alla corsa si consuma la sfida tra Coppi e Bartali, in fondo si accende un’altra sfida, meno nota e decisamente più assurda e incredibile, quella tra Carollo e Malabrocca, entrambi desiderosi di arrivare ultimi per guadagnarsi la famigerata maglia nera. El Luisin mette subito in pratica le strategie frutto della sua esperienza: fora in continuazione e cerca in tutti i modi di perdere tempo; nei pressi di Bolzano esce di pista e si nasconde in un silo, mentre nella tappa vicino a Genova finge di cadere in un fosso e resta nascosto sotto un ponte per diverso tempo. Nonostante ogni trucco messo in pratica, nulla può contro la manifesta incapacità di Carollo, che anche se vuole correre non ci riesce. All’ultima tappa, la Torino-Monza, Malabrocca prova a giocarsi il tutto per tutto: grida a Carollo che ammette la sconfitta, lasciandogli la maglia nera, mentre lui cercherà di macinare un po’ di chilometri per non farsi scoprire in questa folle gara dai dirigenti della sua squadra. Dopodiché stacca il vicentino e prosegue lungo il percorso, ma appena è fuori dalla vista dell’avversario, si infila in un cortile dove dei contadini stanno pranzando. El Luisin si unisce a loro: pane e salame, vino, formaggio, e poi chiacchiere, tante chiacchiere; Malabrocca si intende di pesca e inizia lunghe conversazioni con i contadini, che peraltro sono ben contenti di avere un ciclista famoso a pranzo con loro. Quando si è fatto tardi, veramente tardi, el Luisin saluta e si rimette in sella verso il traguardo, ma una volta arrivato ha la peggiore delle sorprese. I cronometristi e giudici di gara, stanchi di aspettare e soprattutto stanchi di questo gioco assurdo a chi arriva per ultimo, se ne sono già andati, assegnando a Malabrocca lo stesso tempo del gruppo e a Carollo, arrivato in realtà prima di lui, l’ultima posizione.
Carollo vince la maglia nera quell’anno e Malabrocca, da quel momento in poi, si mette a fare il ciclista serio, vincendo diverse gare su strada e su pista e diventando anche un campione del ciclocross italiano, con due vittorie ai mondiali del ‘51 e del ‘53. Nel 1956 si ritirerà dal ciclismo e fonderà una piccola azienda di pesca dove lavorerà per tutta la vita. Morirà nel  2006 nella sua cascina di Garlasco, dopo aver subito diverse operazioni. La maglia nera, invece, durerà solo fino al 1951, sarà poi eliminata dagli organizzatori del Giro per evitare sfide farsesche e comportamenti antisportivi.
Nonostante una carriera ciclistica di tutto rispetto, el Luisin sarà sempre ricordato come il campione dei perdenti, uno che per la voglia di arrivare ultimo è arrivato troppo ultimo, uno che voleva perdere così tanto che alla fine, vincendo, ha perso davvero.

La cache
Alle coordinate troverete un cartello giallo con una scritta nera, su cui ci sono due numeri. Sommate tutte le cifre dei due numeri e otterrete X. Il final si trova a
N 45° 31.[855+(X*5)]  E 009° 13.[085+(X+1)]

The cache
At posted coordinates you'll find a yellow sign displaying two black numbers. Sum all the digits of those numbers and you'll have X. The final coordinates are
N 45° 31.[855+(X*5)]  E 009° 13.[085+(X+1)]

Additional Hints (Decrypt)

[ITA] Qvrgeb ha pvyvaqerggb oyh[ENG] Oruvaq n oyhr pvyvaqre

Decryption Key

A|B|C|D|E|F|G|H|I|J|K|L|M
-------------------------
N|O|P|Q|R|S|T|U|V|W|X|Y|Z

(letter above equals below, and vice versa)