[ITA] Il poligono di tiro del Martinetto è tristemente famoso per essere stato il luogo di fucilazione di partigiani e oppositori politici durante la Seconda guerra mondiale. Posto all'incrocio tra Corso Svizzera e Corso Appio Claudio, è relativamente poco visibile perché più basso rispetto alle vie che lo circondano.
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[ENG] Martinetto shooting range is infamous for being the place of shooting of a number of partisans and political opponents during WWII. Located at the corner between Corso Svizzera and Corso Appio Claudio, it is barely visible as it is lower than the surrounding streets.
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ORIGINE
Il Martinetto, il cui nome stesso rivela l'origine legata allo sfruttamento dell'energia idraulica, appare già in una carta del 1706, indicato come Moulin de Martinet. È presente anche l'omonima bealera (canale), che prendeva acqua dalla Dora. Nel 1742 sono censiti nell'area cinque mulini e una pesta da canapa. L'omonimo borgo sorgerà nella prima metà dell'800. Nel 1883 il Comune di Torino cedette, in uso perpetuo, l'uso della zona alla Società del Tiro a Segno Nazionale di Torino. Si trattava di un tiro a segno a uso promiscuo, civile e militare, «largo metri 42,50, lungo metri 400, e quindi adatto alle esercitazioni fino alla distanza di 400 metri». Vi si tenevano annualmente manifestazioni e gare di tiro nazionali e internazionali, per le quali venivano impiegati sia il poligono civile, sia quello militare, opportunamente predisposto. Con la legge del 1934 sull’avocazione dei campi di tiro da parte dello Stato, iniziarono le pratiche per l’alienazione dell’area, interrotte dalla guerra.
LA GUERRA E LE FUCILAZIONI
Dopo l’8 settembre 1943 venne scelto dalla Repubblica Sociale come luogo per l’esecuzione delle sentenze capitali: 59 (o 61, ma probabilmente in numero maggiore) partigiani e resistenti vi trovarono la morte e sono ricordati da una lapide. La triste sequenza prevedeva l'arrivo dei condannati all'alba, ammanettati; venivano poi legati a una sedia posta all'estremità del campo di tiro, con le spalle volte al plotone di esecuzione.
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L'episodio più noto legato al Martinetto è quello della fucilazione dei vertici del CMRP, Comitato Regionale Militare Piemontese. Lunedì 31 marzo 1944, nella sagrestia del Duomo vengono catturati quasi tutti i componenti del CRMP, costituitosi clandestinamente nell'ottobre del 1943 come organo del Comitato di Liberazione Nazionale, con il compito di coordinare le azioni delle bande partigiane già esistenti. Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano e Giuseppe Perotti vengono condotti alle Carceri Nuove, e il 2 aprile, in gran fretta, viene dato il via al processo alla presenza dei massimi vertici fascisti. Già il giorno successivo, e nonostante le trattative intavolate dal Cln, viene pronunciata la sentenza: fucilazione.
All'alba di mercoledì 5 aprile gli otto condannati vengono condotti all'interno del poligono di tiro, ammanettati: sono presenti decine di militi della Guardia Nazionale, che li legano alle sedie poste all'estremità del poligono, la schiena rivolta al plotone di esecuzione. Passa ancora qualche minuto, il tempo per Padre Carlo Masera, che ne ricorderà il coraggio, di benedirli, quindi viene letta la sentenza. Infine il plotone spara. Dai martiri si leva una sola voce: "Viva l'Italia libera!"
DOPO LA GUERRA
Dopo la guerra venne deciso lo smantellamento del poligono, definitivamente trasferito alle Basse di Stura nel 1951; la zona delle esecuzioni venne dichiarata "luogo sacro di interesse nazionale" ed adibita a sacrario in ricordo dei giustiziati, posto sotto vincolo. Al suo interno si svolgono visite scolastiche e vari eventi celebrativi della Resistenza. Il 5 aprile di ogni anno, anniversario della fucilazione degli otto componenti del CMRP, è sede di una cerimonia commemorativa, così come anche il 25 aprile , anniversario della Liberazione.
Dall'ultima lettera di Paolo Braccini, membro del CMRP e professore universitario, fucilato al Martinetto il 5 aprile del 1944:
Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno.
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io: il tuo Babbo non morrà mai...
2. La lapide dei fucilati al Poligono di tiro del Martinetto
Brignolo Secondo meccanico
Bruno Giovanni commerciante
Perotti Giuseppe Paolo generale
Giachino Errico (Erich) geometra
Montano Massimo studente
Biglieri Giulio bibliotecario
Balbis Franco capitano
Giambone Eusebio meccanico
Braccini Paolo professore universitario
Bevilacqua Quinto mosaicista
Perego Paolo meccanico
Enrico Pietro studente
Girardi Dario contadino
Padovan Giuseppe calderaio
Pane Remo meccanico
Tripodi Paolo operaio
Pizzorno Carlo studente universitario
Bocchiotti Giuseppe tipografo
Caramellino Walter impiegato
Armano Oreste studente
Massai Landi Francesco studente
Farinati Gianfranco studente
Valobra Ferruccio impiegato
Gippone Giuseppe maresciallo d'aviazione
Galvagni Aimone sergente maggiore
Mecca Ferroglio Giovanni elettricista
Giardini Mario bersagliere
Cormelli Luigi impiegato
Zucca Claudio verniciatore
Bergamaschi Pompeo muratore
Marconi Vasco tubista
Bianciotto Lorenzo meccanico
Testa Alessandro contadino
Berta Giuseppe meccanico
Attardi Alfredo studente
Amprino Armando meccanico
Dovis Candido manovale
Vitrani Ruggero meccanico
Cipolla Francesco pasticcere
Ferreira Pedro tenente
Duò Almerigo meccanico
Savergnini Luigi impiegato
Barbero Orazio impiegato
Mesi Ulisse impiegato
Moncalero Giovanni verniciatore
Del Col Dino fotografo
Cibrario Bruno disegnatore
Migliavacca Luigi apprendista tornitore
Zumaglino Battista carpentiere
Martino Enrico contadino
Viale Lorenzo ingegnere
Gindro Alfonso meccanico
Meneghini Nello nichelatore
Canepa Giovanni motorista
Fattorelli Rubens meccanico
Teagno Alessandro tenente
De Bona Matteo perito agrario
Simonetti Donato impiegato
Cursot Giuseppe muratore