I TREDICI FUCILATI DEL 2 MAGGIO 1944
Il 2 maggio 1944 a Borgo San Dalmazzo avvenne la fucilazione dei partigiani catturati dai tedeschi il 27 aprile a Chiappi, nell'alta valle Grana. Racconta don Viale, parroco di San Dalmazzo: “Raggiungo di corsa il camposanto, le lacrime mi annebbiano la vista. Eh, spero ancora che succeda l'imprevisto, che qualcosa sospenda il massacro. Ma non succede... Accanto alla corriera, a fare la guardia ai prigionieri, quattro tedeschi. Gli altri tedeschi sono poco lontani, lungo il muro di cinta del cimitero, impegnati negli ultimi preparativi per la fucilazione “….”. I tedeschi piantano due pali lungo il muro del cimitero. Tutto era pronto per l'esecuzione. Chiamano Beppe Lerda e Vittorio Ferrero. Li costringono ad abbandonare le scarpe, a camminare a piedi nudi. Li legano ai pali, li bendano. Poi le raffiche e i colpi di grazia al cuore o alla testa. Poi sistemano i primi due nelle casse, e avanti altri due. Chi dirige le operazioni è il maresciallo tedesco. Il tredicesimo è solo, poverino, in quel mare di sangue. Dopo due ore, tanto è durato il massacro, non rimangono che i pali sforacchiati dalle pallottole, e le tredici bare.
I condannati a morte, come dal «documento » tedesco che stabiliva l'ordine nominativo della fucilazione: 1) Lerda Giuseppe, 2) Ferrero vittorio, 3) Longo Galliano, 4) Giordana Lorenzo, 5) Tuninetti Giovanni, 6) Cavallero Tommaso, 7) Bobbio Armando, 8) Boschiero Riccardo, 9) Paparella Domenico, 10) Donadio Pietro, 11) Quaranta Michele, 12) Gozzo Prospéro, 13) Berno Erpidio.